La facoltà di agraria aumenta gli iscritti del 40% a discapito delle facoltà umanistiche

Come ogni buon studente universitario sa ad un certo punto dell’anno si devono pagare le famose tasse universitarie, che siano in due o tre rate, il loro continuo aumento sta mettendo in crisi le famiglie italiane.

Le iscrizioni infatti, a parte alcune aree, continuano a scendere a picco provocando un vero e proprio allarme all’interno del Consiglio Universitario Nazionale: in dieci anni è come se fosse scomparso un intero Ateneo di grandi dimensioni come la Statale di Milano perché gli immatricolati sono scesi da 338.482 (anno accademico 2003/2004) a 280.144 (anno 2011/2012), con un calo di 58.000 studenti, pari al 12% in meno, dato confermato anche nel 2013.

Questo calo di immatricolazioni riguarda tutto il territorio nazionale e quasi tutti gli atenei ne sono colpiti.
I giovani diplomati sono sempre meno interessati dalla laurea che non garantisce più lavoro e sicurezze.

Le facoltà più colpite sono quelle umanistiche e giuridiche, restano invece alte le iscrizioni a materie scientifiche dell’area ingegneristica/medica anzi il totale delle domande è cresciuto del 26%, i professori del 5% e il rapporto docenti-studenti aumentato del 134 per cento.

La cosa più curiosa che emerge dai dati è il ritorno alla ribalta di una facoltà molto spesso poco considerata: Agraria.
Nell’anno accademico 2008/9, in quella che allora era una piccola facoltà di Scienze Agrarie si iscrissero mediamente solo 50 studenti. Il corso era a rischio chiusura e pareva che i giovani fossero del tutto disinterressati a queste tematiche.
Nel 2013 invece i dati Istat per il primo e secondo trimestre hanno dimostrato che le iscrizioni sono aumentate del 40% e quasi la metà del corpo studentesco è rappresentato da giovani donne.

Di fronte alla chiusura di aziende e fabbriche, l’agricoltura è l’unico settore che ha meno risentito della crisi mantenendo la propria occupazione invariata e anzi ha aumentato la produttività del 5,6% anche nel Nord Italia (precisamente in Lombardia).
Stiamo quindi ritornando un paese di contadini? Probabilmente no, l’agricoltura si dimostra solo un settore aciclico che può ridare slancio e opportunità a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco.
Secondo Almalaurea infatti entro un anno dal conseguimento della laurea un agronomo su due trova un’occupazione che permette guadagni in modo stabile.

La Facoltà di Agraria forma l’agricoltore del domani, che non ha nulla a che vedere con quello di ieri: questi nuovi imprenditori del Green hanno spesso meno dei 40 e, a conferma dell’utilità del Microcredito, sono donne, professionisti formati nelle più avanzate tecniche.
Insomma dire di andare a zappare la terra non è più un insulto ma, un invito a mettersi in gioco e a scendere in campo per garantire lavoro e futuro.

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