I social media secondo Vincos

Quali sono i numeri relativi all’uso dei social media in Italia? Nessuno lo sa meglio di Vincenzo Cosenza, noto in rete come Vincos, sul suo blog vincos.it spita le sue analisi dei social media, ha un suo osservatorio Facebook e la sua mappa dei social network nel mondo. Autore di due libri, Social media ROI e La società dei dati, da anni studia e monitora i social network. Ad esempio se siete curiosi di sapere come si sono evolute le conversazioni in Rete sulle Primarie PD oppure volete sapere tutto sulla Social TV potete visionare le analisi di Vincos su Blogmeter.

A Vincos ho fatto alcune domande e mi sono fatto dare qualche numero.

Qual è lo stato dell’arte della diffusione dei social media in Italia?

Facebook è sempre la piazza più frequentata: sono 26 milioni gli italiani presenti ogni mese, 17 milioni al giorno. Gli altri social media non forniscono dati ufficiali per l’Italia quindi una stima è difficile. Audiweb ci dice che Google+, Twitter e Linkedin sarebbero sotto i 4 milioni di visitatori mensili.

Dopo la “Facebookizzazione” del nostro Paese cosa dobbiamo aspettarci in futuro?

Sembra ci sia un certo fermento attorno alle app di Instant Messaging come Whatsapp, WeChat, Line, Snapchat. Molto gradite dai teenager per la loro velocità, capacità di soppiantare gli SMS e di offrire una percezione di intimità e privacy. Un fenomeno che sta spiazzando i big player che sicuramente stanno preparando delle contromisure.

Le imprese hanno capito il valore dei social media? Quali sono i numeri, in che percentuale le imprese hanno adottato questi nuovi strumenti?

Secondo una ricerca recente dello IULM (basata su 720 realtà italiane) il 64% delle aziende italiane usa almeno un social medium (il doppio di tre anni fa). Purtroppo però questa percentuale è falsata dal peso maggiore che hanno le grandi imprese. Infatti sono presenti su almeno un social medium il 50% delle piccole, il 53% delle medie e l’81% delle grandi. Insomma c’è ancora tanto da fare per cambiare una cultura d’impresa che considera i social media soltanto come luoghi di svago. Non hanno capito che da lì passa un pezzo di esperienza dell’utente nel rapporto con il brand. In questa ottica le aziende più innovative sono quelle che hanno capito, ad esempio, l’importanza del social caring ossia la cura del cliente anche sui canali social.

La diffusione dei social media quali impatti ha ed avrà sulla nostra società? Come cambierà il modo di interagire tra le persone? Nasceranno nuove professioni?

La diffusione dei social media già sta avendo un grosso impatto in termini di alfabetizzazione digitale, se pensiamo che fino a qualche anno fa molte persone poco avvezze alla tecnologia si limitavano a fare ricerche sul web e a visitare i siti. Ora grazie ai social media chattano, mandano messaggi, condividono, giocano, apprendono le news.
Inoltre le persone usano Facebook e Twitter per far sentire la propria voce, organizzarsi e far pressione sulle aziende. Ad esempio sempre più spesso stimolano le imprese a dare informazioni su Facebook anzichè attendere una risposta dal call center.
Inoltre l’impatto sul mondo del lavoro è già visibile: nascono nuove professionalità per gestire i social network, creare applicazioni web e mobili, analizzare e visualizzare i big data, e cosi via.

Quali sono gli skills necessari per lavorare in questo settore?

Io penso che servano tre grandi caratteristiche: la curiosità, la capacità di relazione con le persone e quella di analisi. La prima è utile per esplorare nuovi territori, tecniche e fenomeni e dunque per andare oltre il semplice “compitino” da “impiegato dei social media”. La seconda è fondamentale perché sviluppare una presenza sui social media non vuol dire sapere come aprire una pagina Facebook, ma capire come entrare in contatto con il proprio pubblico di riferimento.
Infine la capacità di analisi permette di cogliere, attraverso i dati, fenomeni non evidenti e migliorare la propria attività in rete.

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