Deloitte-Google: in Italia servono imprese più tecnologiche

In una società, come quella di oggi dove tutto è super connesso grazie alla tecnologia, sembra impossibile pensare che la stessa cosa non accada anche sul posto di lavoro ed invece non sembra essere proprio così. E’quanto emerso dallo studio condotto da Deloitte per Google, “Digital collaboration. Delivering innovation, productivity and happines”, su un campione di 3.600 lavoratori provenienti da tutta Europa.

Tutte le Nazioni europee più avanzate utilizzano da anni strumenti di condivisone nella vita privata ma anche sul posto di lavoro, proprio quello che non accade in Italia. Com’è noto, il nostro Paese, non spicca certo per una grande apertura verso l’innovazione e la tecnologia e la ricerca di Deloitte lo conferma, solo il 24% dei dipendenti è soddisfatto delle dotazioni multimediali messe a disposizione dall’azienda per cui lavora ed esclusivamente il 9% ritiene che gli strumenti digitali di cui si dispone siano relamente efficaci. L’impiego di mezzi sociali di condivisone, sembra insomma essere qualcosa che, ancora oggi, sta al di furoi della filosofia impreditoriale del Paese e l’utilizzo di videoconferenze e social editing sembra essere qualcosa di eccezionalmente raro. Sempre grazie all’indagine condotta è emerso però come il 74% degli italiani ritengano più che utile sfruttare le potenzialità della tecnologia moderna anche in ottica aziendale, considerando questo tipo di soluzioni utile a migliorare produttività, qualità della comunicazione, trasparenza ed addirittura il morale.

Luca Giuratrabocchetta, Country Manager Google Enterprise Italia ritiene che :“Le aziende che vogliono valorizzare appieno il potenziale dei propri dipendenti dovrebbero guardare con attenzione ai vantaggi che la tecnologia può portre in termini di collaborazione ed innovazione. La tecnologia non è in grado esclusivamente di ridurre i costi, ma anche di trasformare il posto di lavoro” Parole importanti che servono da monito per tutte quelle imprese che, sopratutto in Italia, contiunano a lavorare come se l’innovazione multimediale non esistesse.

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