Roma, un uomo sfregia moglie e figlia con l’acido

Getta dell’acido sulla moglie e colpisce anche la figlia: questo il dramma avvenuto nella notte di mercoledì a Roma, periferia zona Casilina. L’uomo, un bengalese di 50 anni, ha usato questo tipo di violenza contro la moglie ma nel gesto ha colpito anche la figlia che tentava di fermarlo. Un’ambulanza del 118 ha trasportato le vittime al centro grandi ustionati Sant’Eustorigio e mentre la donna, 35enne, rischia di perdere un occhio e il viso è gravemente lesionato, all’uomo e alla ragazza 13enne sono stati dati 20 giorni di prognosi.

L’ennesima violenza, una delle più disumane e indegne che si possano usare: l’acido. Corrode spesso solo le fibre del viso, quasi a voler cancellare la faccia di chi si è amato, anzi di chi si credeva amato. L’uomo ora è in arresto e la senatrice del PD Monica Cirinnà ha fatto una richiesta specifica: “Venga revocato, una volta condannato, il permesso di soggiorno se ne è in possesso ed impedito di rientrare per sempre nel nostro Paese quando avrà scontato la pena per il reato commesso o comunque dopo l’espulsione“.

Il numero delle vittime colpite dall’acido è incredibile, ma senza farne una questione di statistiche basta solo ricordare le altre storie di donne – prevalentemente ma non solo – sfregiate nelle loro fibre più care, nelle loro identità umane. La cronaca degli ultimi mesi ci ha raccontato la storia di una donna a Genova colpita ad agosto, una sorta di faida fra vicini di casa, e poi quella più toccante, per la rinascita della sua protagonista: Lucia Annibale.

Maltrattamenti in famiglia e lesioni personali gravi: questi i capi d’accusa per il bengalese. È difficile comprendere una sintesi del genere, ma forse è solo il primo passo giuridico. Quante donne ancora sono vittime di violenza continua, costante, senza tregua che però non hanno la forza di reagire chiedendo aiuto?

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