Zeroauno, storie di calcio e vita nella Nocera di fine anni 90

Uno stadio come luogo in cui ritrovarsi, condividere una passione. Le trasferte in giro per l’Italia, con gli Autogrill a fare da intermezzo, per lasciarsi dietro i problemi di tutti i giorni, i problemi di una vita in una città del sud, Nocera Inferiore, in cui la squadra di calcio rappresenta una delle poche possibilità di riscatto per la comunità. In questo romanzo, edito da Galassia Arte e scritto a quattro mani dai giornalisti Roberto Alpino e Francesco Esposito, le storie dei tre protagonisti si intrecciano inestricabilmente con le vicende sportive della Nocerina nel corso della stagione calcistica 97/98, con un andamento quasi simbiotico, in cui vittorie e (soprattutto) sconfitte si alternano tanto in campo come nella vita di tutti i giorni.

Un amore, quello per i colori rossoneri, che per loro va oltre l’aspetto meramente sportivo, perchè come afferma Alessandro (personaggio principale e narratore) in uno dei passaggi più significativi “non si tratta solo di calcio, di risultati e di gol segnati o incassati, è una questione di identità, il sentirsi parte di un progetto, di una vita parallela che si segue dalla nascita. La Serie A, il basket, la pallavolo sono sport, ma la Nocerina è una parte di te, è cresciuta con te e probabilmente morirà con te“. In un momento in cui la squadra campana è salita agli onori della cronaca sportiva per i fatti di Salerno, Bloglive ha intervistato i due autori.

(Domanda per Francesco Esposito) Com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo?
Ho iniziato a pensare al soggetto dopo aver letto “Febbre a 90” di Nick Hornby e aver visto il relativo film, in cui il protagonista vive quotidianamente la passione per l’Arsenal. Ho tenuto nel cassetto quest’idea per tanto tempo, finchè un giorno ho chiesto a Roberto se gli sarebbe piaciuto condividere con me l’avventura di scrivere un romanzo. All’inizio è partito come un diletto personale, ma poi i pareri positivi delle case editrici hanno prevalso, e ora eccoci qui.

(Domanda per Francesco Esposito) Come mai la scelta di questo titolo, “Zeroauno”?
La scelta è legata all’esito della partita Nocerina-Ternana nei playoff della stagione 97/98, terminata con quel punteggio, ma va di pari passo con le vicissitudini dei personaggi del libro, che perdono più che vincere nell’arco di quella stagione: Alessandro, il narratore anticonformista, Max, più inquadrato e metodico e Theresa, una sognatrice, donna comune dai rapporti complicati. Le loro storie si intersecano con i protagonisti reali dell’annata calcistica di quell’anno.

(Domanda per Roberto Alpino) Ci sono elementi autobiografici nella storia di questi personaggi?
Non c’è molto di autobiografico, solo qualche passaggio, in generale per i protagonisti abbiamo cercato di attenerci più alla fantasia che alla realtà. Attraverso la realtà della stagione sportiva però si riflettono le loro esistenze, perchè come per la Nocerina nell’arco di quella stagione si potrebbe materializzare la promozione in B, Alessandro, Max e Theresa hanno sogni e aspettative che potrebbero realizzarsi o meno.

(Domanda per Roberto Alpino) Nel libro il rapporto tra i personaggi principali e la Nocerina è quasi “carnale”.
Si, è il rapporto che nasce nella vita reale per chiunque ama il calcio e segue la propria squadra del cuore con passione. Il passaggio del libro in cui Alessandro si domanda cosa avrebbe potuto fare in tutte le domeniche trascorse in trasferta e ricorda tutti i posti in cui è stato per le trasferte spiega al meglio queste sensazioni.

(Domanda per Roberto Alpino) Max, Alessandro e Theresa sono persone normali, con i loro problemi, e rappresentano la parte di tifo che dedica il proprio tempo a seguire la propria squadra solo per amore. Pensi che i fatti di Salerno, per cui Nocera e la Nocerina sono balzati agli onori della cronaca, vadano oltre la normalità?
Penso che una cosa potenzialmente bella sia stata trasformata in un boomerang. Vorrei fare due considerazioni sull’accaduto: la prima è che le cose dapprima vanno appurate, nella vita ma soprattutto nel giornalismo. A me hanno insegnato a verificare notizie, fonti e attendibilità della notizia, ed è una cosa che mi è stata insegnata a Nocera, non certo a Milano. La seconda riguarda la tessera del tifoso: se io sono possessore di una tessera, ho il sacrosanto diritto di vedere la mia squadra. La colpa dell’accaduto è in primis di chi era preposto a prendere decisioni a riguardo, prima ancora di eventuali colpe di tifosi (ancora tutte da provare le intimidazioni) e di calciatori (che potevano rifiutarsi di giocare o stare fermi in campo). Bastava organizzare bene il tutto, visto che si dibatteva della questione già da diverso tempo.

(Domanda per Francesco Esposito) Nel caso in cui venissero provate le minacce, pensi sia giusto punire la Nocerina o si dovrebbe anche tutelare la parte di tifo sana?
Non sarebbe assolutamente giusto che per colpa di poche persone, qualora fossero provate le minacce, la società e la gran parte dei tifosi debbano pagare le conseguenze. Al di là dei titoli a 9 colonne dei giornali, rimane il fatto che un’intera tifoseria sia stata privata di una trasferta attesa da 25 anni e molti tifosi come Alessandro o Max, che volevano solamente assistere a un derby tanto desiderato, non hanno potuto farlo. Così facendo si mortifica solamente la passione dei tifosi, che è ancora il motore che tiene su l’intero sistema del calcio.

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