Forconi, Casapound contro sede romana dell’Ue

Il piano dei Forconi per impedire che nel loro movimento si inserissero elementi violenti a quanto pare non sta funzionando: ieri verso l’ora di pranzo infatti alcuni esponenti di Casapound si sono scontrati con le forze di polizia davanti ad una delle sedi dell’Ue a Roma.
Proprio per evitare scontri del genere era anche stata scartata l’idea di un corteo nella capitale: “faremo un presidio statico a Roma” aveva spiegato uno dei leader del Movimento dei Forconi, Mariano Ferro: “non abbiamo ancora deciso il luogo e la data, li concorderemo con la Questura. Non faremo un corteo perché non vogliamo dare ai facinorosi l’opportunità di infiltrarsi tra di noi e di spaccare vetrine“.

Proprio stamattina, invece, uno degli attivisti di Casapound si sarebbe arrampicato su un balcone della sede in via IV novembre, vicino alla Prefettura. A quel punto ci sarebbero state le prime cariche di alleggerimento da parte della polizia. Verrebbe meno quindi anche la tesi di alcuni degli studenti che in questi giorni hanno manifestato alla Sapienza, secondo cui la celere avrebbe caricato solo chi non era “fascista” come i Forconi.
Stando a quanto ha riferito Casapound, sarebbe stato fermato il vicepresidente Simone Di Stefano.

Il malessere ha tante, tante ragioni, credo che il compito della politica e delle istituzioni sia ascoltare queste ragioni e dare delle risposte. Quello che non serve e fa danni enormi è gettare benzina sul fuoco di questa rabbia. Mirare esclusivamente allo scontro di certo non aiuta chi non riesce ad arrivare a fine mese” dichiara la presidente della Camera Laura Boldrini facendo il punto della situazione a Montecitorio. Parafrasando Mandela, la Presidente della Camera afferma la necessità di “trasformare la rabbia in energia positiva. È una lezione che dovrebbe essere seguita veramente da tutti anche qui in Italia, dove la rabbia si sta manifestando in forme clamorose e purtroppo a volte anche violente. Credo che non ci si debba sorprendere dalla protesta: c’è una crisi lunga e pesante e la inversione di tendenza la vedono al momento gli studiosi di economia, ma non ancora i cittadini“.

Eppure neanche i Forconi sembrano volere altra “benzina sul fuoco”, per usare l’espressione della Boldrini, tanto da dichiarare l’intenzione di discostarsi anche dalla linea di Grillo, ultimamente accusato di aver sobillato le forze dell’ordine fino a paventare un colpo di stato. Con il comico genovese concordano però sul “tutti a casa”, sostenendo che la soluzione sarebbe da ritrovare in una democrazia finalmente rappresentativa del popolo e pressando per una nuova legge elettorale. “Se c’è una possibilità di dare speranza al Paese è quella di elezioni democratiche“, chiedono in un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

La soluzione pacifica sembra dunque quella più appetibile. Ma per quanto ancora riuscirà a durare?
Il nodo che finora ha tenuto legati i manifestanti è il comune disagio sociale, come spiega Andrea Margelletti , presidente del Cesi, il Centro Studi Internazionali. Fino a quando la base sociale continuerà a toccare tutti, dunque, è ben difficile che il movimento si plachi. Non è un caso infatti che cortei e manifestazioni stiano esplodendo lungo tutta la penisola: a Torino alcuni studenti sono scesi in strada per ricongiungersi con i sindacati a piazza Castello. Al momento si contano due contusi tra i poliziotti e una manciata tra gli studenti, quattro ragazzi fermati e una leggera carica da parte delle forze della polizia.

Ma quando il disagio comune comincia a colorarsi dei colori di ideologie opposte, ecco che il meccanismo potrebbe incrinarsi: “Rimangono piccole ma non meno critiche nicchie di realtà dell’estrema destra e dell’estrema sinistra e della galassia anarco-insurrezionalista che guardano a un passato che non tornerà come giustificazione della propria esistenza. È in questi ambiti che si pensa al tentativo di influenzare la piazza e di creare innesti pericolosi. Ma è una piazza che con la loro storia ha assai poco da condividere“. Schierandosi chi a destra e chi a sinistra, il movimento potrebbe annullarsi dall’interno.

Una volta debellati gli estremismiil vero rischio è un allargamento della distanza tra una borghesia sempre più impoverita e il Parlamento, che ne dovrebbe rappresentarne le istanze, proteggerne il presente e realizzarne il futuro“, afferma il Consigliere strategico del ministro della Difesa. “Una puntuale ed efficace azione della nostra Intelligence ha finora permesso non solo di prevenire rischi, ma di ricondurre il corpo dei manifestanti alla sua reale natura, permettendo di poter distinguere tra chi cercava lo scontro con le forze dell’ordine e chi invece, con dolore, ha portato in strada la propria disperazione“.

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