Matteo Renzi, nasce oggi ufficialmente la sua era alla guida del Pd

Dopo l’incoronazione del popolo delle Primarie, oggi, con la ratifica dell’assemblea nazionale, è ufficialmente partita l’era di Matteo Renzi a segretario del Pd. E subito si conferma la competizione Renzi-Letta per la futura leadership della coalizione alle prossime elezioni, sia che si svolgano la prossima primavera, come sotto sotto si augurano i renziani, senza però poterlo ammettere ufficialmente, sia che si svolgano nella primavera del 2015, come invece tenterà in tutti i modi di realizzare il proposito Enrico Letta insieme ai suoi fedelissimi.

Le note dell’Inno di Mameli hanno dato il via all’assemblea nazionale del Pd e dopo un ricordo di Nelson Mandela, il primo intervento è stato quello del segretario lombardo, il renziano Alessandro Alfieri, che ha dato il benvenuto ai membri della nuova Assemblea del Pd.

Quindi è stata la volta dell’intervento del premier: “Oggi, Matteo, dopo otto mesi in cui, sulla mancata elezione del presidente della Repubblica abbiamo rischiato la fine del Pd, siamo qui, e il nostro partito è il baricentro, il pilastro della democrazia. Vorrei fosse chiaro a noi stessi. Dalla forza e dalla centralità del Pd saremo in grado di ricostruire la democrazia italiana che è duramente attaccata e in forte difficoltà, facendo cose concrete a partire dalle riforme istituzionali e dalla legge elettorale. Sono convinto che l’Italia ce la farà se il Pd ce la farà. E soprattutto, uniti non ci batte nessuno”. Come dire che è necessario salvaguardare l’unità per il bene del Paese e, poi, quando sarà arrivato il momento, “combattere” per la leadership.

Prima dell’intervento più atteso, l’ultimo discorso da segretario di Guglielmo Epifani: “In una democrazia un po’ di competizione va bene, ma detto questo penso che sapremo restare uniti”. Un chiaro invito a “fare” e poi a “competere” fra i due leader in pectore del Pd.

Sul palco è infine salito Matteo Renzi ed il suo è stato un intervento a tutto tondo. “Per quanto mi riguarda la correttezza delle relazioni è fondamentale, quello che penso io lo dico in faccia e l’unico modo per uccidere i retroscenisti è utilizzare lo stesso linguaggio fuori e dentro. Al centro non c’è il destino personale di uno o dell’altro, abbiamo sulle spalle la responsabilità dell’Italia”, primo messaggio recapitato al premier. “Se noi siamo un partito politico è perché abbiamo a cuore l’idea di un’Italia capace di innamorarsi e di fare innamorare. Non siamo quindi semplicemente a ragionare di noi ma cosa fare perché l’Italia cambi con l’orgoglio del suo passato, ma guardando verso il futuro”, messaggio questa volta per tutto l’apparato del partito che è chiamato a farsi da parte.

La sfida alle primarie è stata leale e l’offerta della presidenza del Pd a Gianni Cuperlo è tutto tranne il tentativo di do ut des, ma è il tentativo di un partito che non solo ha indicato la strada, ma in cui insieme si è più forti”, messaggio indirizzato a tutti coloro che intendono provare, dall’interno, a disturbare l’azione riformatrice del neo segretario. “Il voto degli elettori delle primarie è l’ultimo appello che ci hanno dato per dire: cambia il Pd per cambiare l’Italia. Non hanno votato solo il candidato ma il Pd, visto come unico interlocutore per un cambiamento senza se e senza ma”, ultimo messaggio recapitato a tutti.

Ed è in virtù di questo cambiamento che, nel pomeriggio, il neo segretario ha deciso di proporre un agenda per il prossimo anno di governo, con un duplice scopo: far capire ad alleati ed opposizioni che è il Pd a dettare la linea e, soprattutto, garantirsi una sorta di primogenitura rispetto agli atti dell’Esecutivo Letta. Aspetto non secondario per conseguire vantaggio agli occhi degli elettori e, contemporaneamente, marcare a uomo il premier.

Bisogna partire da un accordo alla tedesca, voce per voce, punto per punto e con i tempi stabiliti per i prossimi 12-15 mesi, fra i quali entro un mese un progetto di legge per semplificare le regole del lavoro, modifica della Bossi-Fini e inserire lo ius soli e unioni civili”. Quindi l’affondo più duro nei confronti di Beppe Grillo in materia di riforme: “Ci stai a giocare in modo pulito e trasparente senza accordi senza patti? Se sei disponibile, il Pd è davanti a te e non dietro. Se ci stai, si fa. Se noi ci stai, sei per l’ennesima volta un chiacchierone e l’espressione buffone vale per te”.

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