Sochi 2014: Bill Jean King rappresenterà gli Usa all’inaugurazione

Una grande tennista che ha fatto la storia di questo sport, omossessuale dichiarata e paladina dei diritti civili. A Billie Jean King spetterà il compito di rappresentare gli Stati Uniti d’America il 9 febbraio, nel giorno dell’inaugurazione della XXII edizione delle Olimpiadi invernali di Sochi in Russia. Un sonoro schiaffo allo zar di tutte le Russie, Vladimir Putin, e alla sua politica restrittiva in materia di diritti civili.

Il mondo ha salutato il 1989, anno della caduta del Muro di Berlino, come la fine della “guerra fredda” fra le due superpotenze di ieri e di oggi, Usa-Urss. Ora, con la decisione del presidente a stelle e strisce, Barak Obama, c’è chi parla di un riaccendersi di questo conflitto non dichiarato a meno di due mesi dall’inaugurazione delle Olimpiadi “fredde”, pardon invernali, passatemi il termine, di Sochi.

Ma il messaggio recapitato a Putin da parte di Obama è doppio, oltre a Billie Jean King alla cerimonia inaugurale, spetterà alla campionessa di hockey su ghiaccio, Caitlin Cahow, atleta gay, portare la bandiera americana durante la cerimonia di chiusura dei Giochi. Sono in molti i leader politici che pensano come le politiche discriminatorie attuate da Putin nei confronti delle persone omosessuali siano da condannare. E per questo, come il presidente francese Hollande, molti Capi di Stato non si recheranno in Russia per i Giochi. Ma nessuno, prima di Obama, aveva lanciato un segnale così forte.

Certo, nessuno potrà obiettare sulla scelta sportiva del Presidente americano. Billie Jean King nella sua lunga carriera ha vinto 12 titoli singolari, 16 titoli di doppio e 11 titoli di doppio misto del Grande Slam. La partita di tennis per la quale il pubblico la ricorda di più è la cosiddetta “Battaglia dei sessi” svoltasi nel 1973, nella quale sconfisse Bobby Riggs, vincitore del singolare a Wimbledon, che è stato il numero 1 al mondo negli anni 1941, 1946 e 1947. Quando dichiarò di essere gay – nel 1981 – dovette rinunciare a molti contratti di sponsorizzazione. Caitlin Cahow è una delle punte di diamante della nazionale di hockey su ghiaccio made in Usa, che punta decisamente all’oro.

Si colora sempre più, dunque, di significati politici anche questa XXII edizione dei Giochi invernali, con un focus importante in materia di diritti civili. E non è la prima volta che questa importante manifestazione esula dal mero sport. Oltre alla tregua olimpica che da sempre si chiede di rispettare durante lo svolgimento dei giochi estivi ed invernali, sperando che i conflitti sparsi sul globo cessino, la politica si è resa sovente protagonista di entrate a gamba tesa. Mosca 1980 e Los Angeles 1984 furono Giochi estivi boicottati prima dal blocco occidentale – l’Italia invece partecipò a Mosca – e poi dai Paesi del blocco orientale. Alle recenti Olimpiadi di Pechino 2008, diversi leader occidentali boicottarono la cerimonia di inaugurazione in segno di protesta contro la dittatura cinese e la repressione in Tibet. Come non ricordare il pugno chiuso mostrato sul podio da Tommy Smith e John Carlos a Città del Messico nel ’68 . Di rilievo anche ciò che accadde nel 1964, quando il Sudafrica fu escluso dal Comitato Olimpico a causa delle sue leggi razziali e riammesso solo nel 1992, quando fu abolita l’Apartheid.

Ma non possono non essere ricordati anche alcuni momenti che hanno segnato la storia, non solo sportiva. Le due Coree, Nord e Sud, che sfilano insieme nel 2004 ad Atene, e lo scambio di visite tra i giocatori di ping pong di Stati Uniti e Cina del 1971. Quell’evento, ribattezzato “la diplomazia del ping pong”, rappresentò un momento di distensione tra i due Paesi e aprì la strada alla visita del presidente Nixon in Cina del 1972. Altro importante momento sportivo furono i mondiali di rugby in Sudafrica del 1995, occasione in cui Nelson Mandela ha pacificato un Paese da anni stretto nella morsa della segregazione razziale.

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