Costi della politica 2013, poche luci e molte ombre

Costi della politica fra luci ed ombre: stipendi dei deputati ridotti, ma di meno del 2%; svuota Province, ma con il concreto rischio di pochi risparmi; taglio delle auto blu a livello centrale, ma poco in Regioni e Comuni; rimborsi elettorali ai partiti da azzerare solo gradualmente.

L’anno che sta per chiudersi ha fatto registrare provvedimenti che intaccano i privilegi della cosiddetta “casta” a tutti i livelli, invocati come un mantra da anni e anni. Si poteva fare di più? Sicuramente, ma è pur sempre un inizio.

Stipendi dei deputati. La Camera chiede meno soldi al Tesoro, riduce le spese a favore dei deputati, del personale e per gli acquisti, ma lascia invariati fino al 2016 stipendi ed indennità dei 630 onorevoli che, sommando tutte le voci, consentono ad ogni deputato di vedersi accreditati ogni mese qualcosa come 14.300 euro netti. Un bilancio in chiaroscuro che, sicuramente, farà storcere il naso a molti italiani per i quali, ormai, è una vera e propria Chimera arrivare alla quarta settimana per far quadrare il budget familiare. Certo, la Camera dei Deputati ha ridotto i costi di gestione passando da 993 milioni nel 2012 ai 960 nel 2013, ai previsionali 943 dal 2014 al 2016. La spesa per i parlamentari nel prossimo anno diminuisce di 1,9 milioni (-1,3%), per le retribuzioni del personale cala di 14 milioni (-5,3%), per i servizi di 8,4 milioni (-5,5%).

Disegno di Legge “Svuota Province”. In attesa dell’approvazione definitiva al Senato- neanche troppo scontata considerando le parole di fuoco di Forza Italia e Movimento 5 Stelle che hanno parlato di Legge “truffa”- il 2014 si dovrebbe aprire con la soppressione di questi Enti intermedi, molto croce e poco delizia nell’immaginario collettivo. Di certo c’è che in Primavera non si procederà al rinnovo elettorale delle 52 Province italiane, già ci sono 20 amministrazioni provinciali commissariate. L’eliminazione della classe politica, secondo i dati forniti dell’Unione delle Province Italiane, porterà un risparmio di soli 32 milioni di euro. Per il Governo, invece, i risparmi saranno pari a 160 milioni di euro, citando dati del 2010. La Corte dei Conti, con funzioni da arbitro sulla questione, ha differito il proprio responso, riservandosi di verificare gli effetti sui conti pubblici una volta che la riforma sarà effettiva. I tratti salienti del dl sono: competenze quali la manutenzione delle strade, una sorta di consorzio dei Comuni, con i sindaci del territorio di competenza a lavorare gratis; nascita di 10 città metropolitane: Roma, Milano, Torino, Napoli, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Reggio Calabria; fusione dei Comuni più piccoli. I nodi da sciogliere, in attesa del completamento dell’iter parlamentare, sono: passaggio delle competenze e del personale a Regioni e Comuni e l’alto rischio di dar vita a doppioni burocratici che, di fatto, annullino gli effetti della Riforma.

Auto blu. Il simbolo per eccellenza della “casta” sta vivendo una dicotomia importante. I dati sono aggiornati all’1 novembre di quest’anno e sono 6.500 le auto blu in circolazione, 600 in meno rispetto allo scorso anno. Merito delle Amministrazioni centrali, quindi dei Ministeri, che hanno ritirato dalla circolazione un auto ogni sei, portando il totale a loro disposizione a 1.663, il 7,6% del parco mezzi statale, in diminuzione del 14,8%, rispetto alle 1.951 di fine 2012. A questi sforzi dello Stato centrale, non è corrisposta altrettanta solerzia a livello locale, in modo particolare al Sud. Nelle Regioni del Mezzogiorno, complessivamente, sono disponibili 4.557 auto blu: 784 in Sicilia e 545 in Campania, ad esempio. Per comprendere a pieno questo surplus, basti citare come in Lombardia, popolazione residente il doppio di Sicilia e Campania, le auto blu siano 498. Non occorre aggiungere ulteriori considerazioni.

Rimborsi elettorali ai partiti. Con il Decreto pre-natalizio del governo si è stabilito il taglio graduale dei rimborsi elettorali. In soldoni significa che si è passati dai 182 milioni del 2011, ai 91 del 2012, 68 milioni nel 2013, 45,5 milioni nel 2014 e nel 2015, 23 milioni nel 2016, per arrivare finalmente allo zero nel 2017. Per finanziare i partiti ci si dovrà “accontentare” del due per mille delle tasse che ciascun contribuente potrà decidere di devolvere. O, ancora, di donazioni specifiche, con un tetto massimo di 300 mila euro per persona fisica, in cambio di sconti fiscali importanti. C’è da aggiungere che il Movimento 5 Stelle ha rinunciato in toto ai rimborsi elettorali, già restituiti oltre 40 milioni di euro, oltre alle spese non giustificate di ciascun deputato grillino. Oltre ai rimborsi elettorali, i partiti aggiungono poi i fondi che arrivano dalla Camera e dal Senato. Ma, probabilmente, è meglio non aprire questo capitolo. Ci hanno pensato già molti magistrati che stanno indagando a livello statale e regionale su come le varie forze politiche spendono e spandono questi fondi.

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