Strasburgo condanna Italia, cognome della madre è un diritto del bambino

La Corte Europea dei Diritti Umani si è pronunciata: i figli hanno il diritto di essere registrati all’anagrafe con il cognome della madre e in nessun caso ai genitori può essere rifiutata questa procedura.

La sentenza è stata provocata da un ricorso della coppia di genitori milanesi Alessandra Cusan e Luigi Fazzo ai quali è stato impedito di registrare la figlia Maddalena, nata nel 1999, con il cognome materno. I due ci hanno poi riprovato con gli altri due figli nati nel 2000 e nel 2002 ma con lo stesso avvilente risultato. Le ragioni della richiesta dei genitori risiedono nel fatto che il padre della moglie è considerato un filantropo e, visto che il fratello della signora Alessandra non ha avuto eredi, l’intenzione era quella di garantire una linea di discendenza anagrafica diretta dando il cognome Cusan ai 3 figli.

Dopo le risposte negative della Procura milanese i coniugi non si sono dati per vinti e hanno fatto ricorso in sede europea.
Questa una parte della sentenza pronunciata dai giudici:

se la regola che stabilisce che ai figli legittimi sia attribuito il cognome del padre può rivelarsi necessaria nella pratica, e non è necessariamente una violazione della convenzione europea dei diritti umani, l’inesistenza di una deroga a questa regola nel momento dell’iscrizione all’anagrafe di un nuovo nato è eccessivamente rigida e discriminatoria verso le donne

La donna ha così accolto la sentenza: “Sono ovviamente entusiasta, è un altro passo avanti verso il progresso e servirà soprattutto ai nostri figli. La sentenza non ha un’implicazione diretta sul nostro caso, ma occorre aspettare che l’Italia legiferi. Poi non so cosa decideremo per nostra figlia e gli altri due nati nel frattempo, ma di sicuro spero che quando saranno genitori loro possano scegliere liberamente“.

Effettivamente la risposta non è stata data alla coppia, ma l’Italia è stata formalmente obbligata a produrre in brevi tempi una legge che apra ai genitori la possibilità di dare il cognome della donna ai figli. Intanto i nati della famiglia in questione hanno potuto conservare entrambi i cognomi, grazie a quello che la signora Cusan ha definito un “contentino” da parte della questura.
Ora si aspettano i tempi necessari a legiferare.

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