Armi chimiche siriane, non si sa ancora in quale porto faranno scalo

Per ora la risposta è vaga: le armi chimiche siriane faranno scalo in Italia, ma non si sa in quale porto dello stivale. Le fonti ufficiali sono poco precise, spesso contrastanti e comunque non rivelatrici, così l’ipotesi più probabile e più comprensibile sembrerebbe quella del depistaggio mediatico. Ci sono di mezzo armi chimiche e gli interessi che gravitano intorno a questo genere di materiali non è poco, soprattutto per i gruppi terroristici. La strategia sembrerebbe dunque quella di non comunicare il porto italiano in questione.

Le operazioni iniziate in Siria finiranno a giugno 2014. Lo smaltimento di mille tonnellate di componenti chimici, 300 tonnellate di gas nervini e 20 tonnellate di iprite avverrà in acque internazionali a bordo della nave statunitense Cape Ray, in seguito al rifiuto di tutti i Paesi a favore della distruzione dell’arsenale di Assad, ma non nei propri territori. Il 16 dicembre la signora Ministro Emma Bonino aveva anticipato qualsiasi domanda insistente a riguardo, affermando che sarebbe stato l’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, a scegliere il porto dove le armi verranno semplicemente trasbordate da una nave all’altra.

Il tam tam delle indiscrezioni è partito il 21 dicembre: fonti europee volevano che la scelta ricadesse su un porto civile e non militare. Poi è stata la volta della BBC che indicava la zona delle acque internazionali che la Cape Ray avrebbe raggiunto per avviare le operazioni di smaltimento, a est della costa siciliana. Secondo fonti americane invece la destinazione della Cape Ray sarebbe l’Oceano Atlantico. Le tempistiche sono una delle poche notizie chiare: in tutto ci vorranno 48 ore e il periodo indicativo in cui la nave danese approderà in un porto dall’identità segreta, sarà metà gennaio.

Taranto, Brindisi e Cagliari sono i porti nominati più spesso. Ieri il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci così come il comune di Brindisi, hanno espresso tutto il loro dissenso, seppur invano visto le dichiarazioni della signora Ministro degli Esteri: “Spero che tutte le forze politiche sappiano comportarsi con il rispetto e il decoro di un Paese che ha fortemente voluto la distruzione delle armi chimiche“. Un’operazione di vasta portata che chiede un’organizzazione altrettanto degna ed è per questo che si crede che il porto sia già stato scelto e che le misure di sicurezza, le forze dell’ordine e tutti gli organi che gravitano attorno a questa faccenda ne siano a conoscenza.

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