La Bari compie 106 anni: i protagonisti della storia aprono il cuore

Sono 106. Gli anni del Bari. O de “La Bari“, tanto per dirla come i tifosi biancorossi amano rimarcare. Si ripercorre una storia, fatta di luci (poche) ed ombre (tante), ma ugualmente gloriosa. Non sarà una piazza che annovera un infinità di trofei in bacheca (e quei pochi che aveva ha dovuto anche metterli all’asta per risanare i debiti), ma in questo secolo ha regalato emozioni impareggiabili. Nel bene o nel male. In molti ricordano i trenini di Miguel Guerrero, attaccante del Bari di Materazzi. O la banda Fascetti che sbancava San Siro? Per non parlare dell’ultimo ciclo vincente: tra il 2008 e il 2010, quando prima Conte e poi Ventura seppero riportare entusiasmo e passione nell’astronave di Renzo Piano, rivitalizzata dalla linfa offerta dal tecnico leccese e dal progetto proseguito dal ligure.

Il 4-2-4 che incantò e ammazzò la Serie B, si trasformò, con qualche accorgimento, in una macchina perfetta progettata per la categoria superiore. Dalle sgroppate di Alvarez, ai gol di Barreto, passando per i lanci di Almiron e la perfetta difesa capace di lanciare nel calcio che conta Bonucci e Ranocchia, oggi nelle big di A. Poi il buio, le luci spente al San Nicola e tutto da ricostruire. Ma questa è Bari, la terra che ha nel dna l’urlo strozzato in gola. Come quando alla tua squadra del cuore annullano un gol in fuorigioco al 90′. Ma Bari è anche l’esaltazione nelle stagioni mediocri, alle quali basta un pizzico di follia per rianimare i cuori e i sentimenti di una piazza.

Basti pensare alla scorsa annata targata Torrente, nonostante un piazzamento di metà classifica. Basti pensare ala partita contro il Lanciano, da 0 a 3 a 4 a 3 in venti minuti. Bari è dei baresi, come fu negli anni ’80, testimoni dell’incredibile scalata dalla Serie C alla Serie A e dalla vittoria della Mitropa Cup sul Genoa. Bari è l’amore per Sandro Tovalieri e i suoi colpi risolutivi in area di rigore; l’amore per una retrocessione dolorosa nonostante le 24 perle confezionate da Igor Protti. Bari è la patria dei talenti che saranno e che le ossa se le sono fatte in Puglia, sgroppando sulla fascia come Zambrotta, correndo a centrocampo come Perrotta o correndo più veloci del vento con le gambe che tremano fino all’attimo prima di mettere a sedere due campioni come Blanc e Panucci e spedire quel pallone alle spalle di Ferron. Sì, è la storia di Antonio Cassano.

Ma Bari cos’è per i giocatori, gli allenatori, gli addetti ai lavori e i dirigenti che hanno conservato una tinta bianco e rossa nel loro cuore? Ecco alcuni di loro ai microfoni di Bloglive.

Alberto Bergossi – “Bari è stata una piazza fondamentale per la mia carriera, ho lasciato dei ricordi splendidi dal punto di vista professionale e umano. La città è molto attaccata alla squadra di calcio e quegli anni sono stati passionali. C’era sicuramente più partecipazione rispetto agli ultimi tempi, purtroppo. Auguro ai biancorossi di ritornare nella categoria che compete, la Serie A o perlomeno una Serie B ambiziosa e di altissimi livelli. I ricordi sono tanti, positivi e negativi. A Bari mi sono anche laureato, ecco perché dico che a livello umano c’è tanto affetto. Bari merita di ritornare ai fasti di un tempo, con una società più forte. Chi c’è ora sta facendo miracoli, una situazione di questo genere non è facile. Vorrei che il Bari mantenesse la categoria, riuscendo a trovare una soluzione più idonea per la prossima stagione. Il primo anno fu meraviglioso, la festa per il ritorno in A fu pazzesca. Per una settimana eravamo invitati ovunque: comune, municipio, ristoranti e discoteche. La città era addobbata di bianco e rosso”

Michele Salomone “Ricordo due radiocronache con grande affetto. Una risale a febbraio del 1984, il Bari espugnò Torino in Coppa Italia contro la Juventus di Zoff, Tardelli, Scirea, Cabrini e tanti altri. All’epoca la competizione, poi, non era un diversivo. E tornando al presente, cito il 4-3 di Bari-Lanciano della passata stagione che regalò emozioni incredibili. In 20′ i biancorossi recuperarono quattro reti ai frentani: una partita fuori dalla norma”

Davide Lanzafame – Di Bari ho splendidi ricordi, che il ciclone del calcioscommesse purtroppo ha macchiato. Io sono molto legato alla mia esperienza in biancorosso e alla tifoseria, auguro il meglio a tutta la piazza che merita la Serie A. In maniera assoluta. L’anno della promozione fu meraviglioso, ma anche il primo step a Bari da professionista lo ricordo con piacere. Mi ambientai presto e questi sono ricordi che porterò con me per tutta la vita. Se dovessi scegliere una partita, direi il derby vinto a Lecce per 2-1 nella mia prima stagione. Futuro? Spero di ricominciare da un’ottima categoria con proposte interessanti. Voglio rientrare e fare un ritiro estivo che mi possa permettere di rientrare al top della condizione”

Rolando Maran – “Al di là degli episodi generali, a Bari ho vissuto mesi intensi in una piazza con grande fame di calcio. Per me è stata una tappa importante”

Giorgio Perinetti “La promozione è stata da incorniciare, riempire il San Nicola è una soddisfazione meravigliosa. Parlo di un’esperienza indimenticabile che auguro alla piazza barese di rivivere, per poter ritrovare presto momenti così. Ci sono tante partite da ricordare, con tristezza cito il 3-0 inflitto al Genoa che fu la mia ultima a Bari. Non ebbi neanche la possibilità di salutare il pubblico e spiegare quanto accaduto. Ma oramai ciò che è fatto è fatto, pensiamo solo ai momenti belli e in Puglia ce ne sono stati tanti”

Sandro Tovalieri – “I ricordi sono tutti meravigliosi, abbiamo raggiunto traguardi importanti, riportando la piazza in Serie A. Il tutto condito da risultati importanti. Sono stati anni di gioia per tutta la città ed è rimasto oggi un grande rapporto con la tifoseria. Il gol a cui sono più legato? Per l’attaccante la rete è tutto ovviamente, forse quello in rovesciata a Pescara e il gol contro il Genoa sono stati, a livello di spettacolarità, i più belli. Poi ci sono state anche delle reti importanti, come il primo sigillo al mio arrivo in Bari-Taranto. Mi consentì di entrare subito in sintonia con la tifoseria. Anche quello nella sfida contro il Foggia, ma non dimenticherei Roma, Lazio e Inter. Oggi il Bari non vive una situazione molto piacevole, io spero che tutto si possa risolvere nel modo migliore. Bari merita di rientrare nel calcio che conta, con il grande entusiasmo che la contraddistingue. A me dispiace vedere Bari nei bassifondi della classifica in Serie B. Ricordo la curva esplodere per ogni azione coinvolgente, c’erano sempre tantissime persone anche per gare che non erano di cartello: fenomenali”

Questo è il cuore di Bari, che suona, canta e balla a ritmo di ricordi e di “trenini”: quelli ideati da Guerrero e riproposti dal Bari nei veri momenti topici ed esaltanti della sua storia. E quando il treno fischia, tanto per dirla alla Pirandello, Bari torna a cantare. Noi l’aspettiamo.

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