Alessio Boni: “Dopo Gli Anni Spezzati torno al mio grande amore” [INTERVISTA]

Sto leggendo adesso una sceneggiatura. Stiamo valutando con il mio agente delle cose. L’anno prossimo riprenderemo ‘Il Visitatore’ in giro per i teatri italiani“: con queste anticipazioni Alessio Boni ha concluso l’interessante chiacchierata fatta in un’intervista esclusiva per Bloglive disponibile su You Tube.

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In onda su Rai Uno il 27 e 28 gennaio con il terzo e ultimo episodio della fiction “Gli Anni Spezzati“, Alessio interpreta “L’ingegnere”, un dirigente della Fiat, Giorgio Venuti, che negli anni di piombo, piegati dalla crisi sociale ed economica, deve licenziare sessantuno dipendenti accusati di avere legami con i terroristi. Il dramma familiare vissuto da Giorgio (Alessio) tiene alta la tensione della fiction, che intreccia alle lotte sindacali il conflitto tra il dovere morale di un dirigente verso l’azienda e l’amore di un padre per la figlia (Giulia Michelini), che si scoprirà militante nel gruppo armato e attiva antagonista del padre. A tal proposito, Alessio dichiara:”La ragione per cui ho scelto di interpretare questo personaggio. Credo la fragilità di un essere umano sia la cosa che possa attirare di più uno spettatore. Soprattutto se tratta da una storia realmente accaduta“.

La fiction richiama gli anni ’70, un momento difficile della Storia d’Italia, noto come “gli anni di piombo”, ribattezzato come gli “anni spezzati”. Quando chiediamo ad Alessio come andrebbero definiti gli anni odierni che stiamo vivendo, Alessio ci regala una riflessione profonda e acuta: “Li definirei ‘gli anni implosivi’. Non c’è vivacità. Non c’è curiosità. Non c’è un ideale così forte. Non c’è un legame con l’altro; c’è una diffidenza tale che porta ad implodere. Sento si stia vivendo un periodo paludoso. Uno Stato che non ricerca davvero la verità è destinato a implodere, a fallire“.

Ancora, Alessio condivide con noi il suo pensiero sulla TV di oggi: “la televisione è nata come portatrice di cultura nelle case degli italiani, anche se purtroppo oggi ci sono troppe volgarità e futilità. Ci sono però le docu-fiction o programmi su cui mi soffermo, perché mi riportano agli anni addietro. Non si deve ghettizzare la TV, anche se la percentuale di prodotti buoni è inferiore che in passato” e aggiunge “Occorre fare una riflessione su se stessi, perché se il pubblico vuole questo c’è qualcosa che non va. Ognuno ha ciò che si merita. Come mai ci meritiamo questo?“.

Alessio continua a raccontarsi in un flusso di parole e riflessioni che lasciano trasparire con chiarezza quanta passione infonda nel suo lavoro, qualsiasi copione reciti, qualsiasi palco o set lo ospiti. “Le scene cinematografiche durano pochi minuti, quindi non riesci a lasciarti completamente coinvolgere da un’emozione. Invece, nel Teatro l’arco drammatico è più naturale. C’è una sorta di terapia di gruppo con il pubblico che hai di fronte. Un’onda d’energia che dà una bellissima sensazione. E non è l’applauso finale così importante; è il percorso che fai per arrivare lì“.

Prima di accennare i suoi progetti futuri allo studio proprio in queste settimane e salutarci, Alessio ha commentato i suoi personaggi, soffermandosi sulla sfida rappresentata dall’interpretazione di Walter Chiari, tra tutti i grandi volti della storia e dello spettacolo che ha impersonato. L’audio integrale dell’intervista e’ disponibile su You Tube attraverso il contenuto in apertura dell’articolo.

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