British Museum, record di visite grazie a delle mostre senza veli

Ha raggiunto i 255 anni di attività lo scorso 15 gennaio il British Museum di Londra, uno dei più importanti e più grandi musei del mondo. Ma la cifra più notevole è un’altra: nell’appena conclusosi 2013 infatti i visitatori che hanno varcato la soglia del museo sono stati oltre 6 milioni e 700 mila, un traguardo che rappresenta un vero e proprio record nei due secoli e mezzo di vita dell’istituzione. E a questo successo hanno contribuito due delle mostre temporanee più visitate del museo londinese: Vita e Morte a Pompei ed Ercolano, e Shunga, sesso e piacere nell’arte giapponese.

La prima esposizione era composta da vari manufatti provenienti dalle due città seppellite dall’eruzione del Vesuvio nel I secolo d.C., fra i quali hanno suscitato particolare scalpore alcuni oggetti di forma fallica o comunque inerenti la sfera erotica. Gli shunga invece, letteralmente “le immagini della primavera”, sono dei disegni che raffigurano scene erotiche o esplicitamente sessuali, molto diffusi in Giappone tra il 1600 e il 1900, prima che la pornografia di stampo occidentale prendesse piede. Un’idea di erotismo in parte diversa dalla nostra, in cui al nudo integrale si preferisce l’effetto vedo-non vedo di personaggi per gran parte vestiti ma con genitali ingigantiti, con coppie sia etero che omosessuali, e in cui vi è perfetta parità tra uomo e donna.

Interesse per dei mondi diversi e lontani che ci svelano i loro lati più intimi, o forse più banalmente curiosità per il contenuto non solo storico delle esposizioni, sono stati i fattori chiave del successo di queste mostre, le quali hanno superato di gran lunga il numero dei visitatori previsti: 88.000 in tre mesi i visitatori accorsi per gli shunga giapponesi, contro i 40.000 supposti, e 471.000 in sei mesi per l’esposizione su Pompei ed Ercolano, contro i 250.000 previsti. Quest’ultima mostra inoltre è stata anche oggetto di uno special made cinematografico a cura dello stesso British Museum.

Sicuramente queste due esposizioni dai caratteri più provocanti non sono state le uniche a far incrementare del 20% il numero totale dei visitatori al British Museum rispetto al 2012; però sono forse una dimostrazione del fatto che oggi, anche in ambito culturale, il sesso paga.

[credits photo: British Museum]

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