Armi chimiche, ancora poco chiaro il passaggio dal porto di Gioia Tauro

I conti non tornano. Potrebbe essere questo il titolo col quale etichettare l’intricata faccenda dello smaltimento delle armi chimiche siriane. Fumo negli occhi, rassicurazioni forse troppo ripetute e per questo poco rassicuranti, scarsa e cattiva comunicazione. Dopo la scelta del porto di Gioia Tauro, sono iniziati i fraintendimenti. Da ieri è visibile su YouTube un video della BBC che stride con le notizie trasmesse in Italia dai telegiornali, ma è solo uno dei sintomi che dimostrano che qualcosa non torna.

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Non si tratta di teorie del complotto che sarebbero poi l’ennesima giustificazione insoddisfacente. Perché qui ci sono in ballo gli affari di tutti, e i complotti è il caso di lasciarli ai creduloni. Punto numero uno: come mai il Pentagono ha scelto proprio la Cape Ray come nave da spedire nel Mediterraneo? La nave è vecchia, certo è stata modernizzata con una specie di laboratorio chimico di titanio dove verranno neutralizzate le armi, ma è “curioso” che lo si faccia su una nave del genere. Punto numero due: la Cape Ray non è stata inviata per tempo, bensì arriverà fra due settimane. Per quale motivo se la nave danese è già in viaggio verso l’Italia? Non era meglio far arrivare prima la Cape Ray? Questione porto italiano, punto numero tre: perché proprio Gioia Tauro? A questa domanda in realtà con una motivazione sconcertante, ha risposto tramite il Corriere della Sera la signora ministro Bonino dicendo che a Gioia Tauro sono già stati trattati materiali tossici la cui identità però rimane un mistero: “Tutto sarà condotto con la ricerca della massima sicurezza. Ma per essere chiari va detto che stiamo parlando di materiale tossico, non di armi chimiche. Nei container l`agente chimico e gli inneschi sono ovviamente separati: diventano armi solo se vengono messi assieme, di solito nella testata del razzo. Il trasbordo, che avverrà da banchina a banchina, senza stoccaggio, impiegherà più o meno 48 ore“.

Si diceva del video della BBC. Ebbene, si parla di stoccaggio. Peccato che sia il Ministro Lupi che il ministro Bonino su questo siano stati piuttosto chiari: le armi chimiche non toccheranno il suolo italiano. Ma per stoccaggio si intende “L’operazione di immagazzinare e conservare in un deposito, o in recipienti di deposito, merci, materie prime, prodotti intermedi o finiti” (fonte dizionario Treccani), perché qui è questione di minuzie che potrebbero sfuggire. Nel video viene riassunta la decisione presa in merito all’intervento sulla questione delle armi chimiche con riferimento alla conferma dei sospetti sull’uso nell’attacco dell’agosto 2013 e al relativo discorso di Obama. Poi viene mostrata la Cape Ray e illustrato il luogo dove nel giro di due mesi le armi chimiche verranno neutralizzate. In seguito la voce del capitano che al 14 gennaio ancora non sapeva la data della partenza della Cape Ray verso il Mediterraneo. Come da copione ormai, ripete le operazioni previste con parole chiave: distruzione, acque internazionali, materiale. Poi la giornalista fa un appunto: la tecnologia che verrà utilizzata non è nuova ma sarà la prima volta che verrà utilizzata per questa modalità e potrebbe essere un problema se si considera questa la risposta americana all’attacco contro l’uso di tali armi in Siria.

Ma allora cosa significa? Che nemmeno gli americani hanno idea di come procedere nelle operazioni? Perché la stoccata finale della giornalista lo lascia intendere. Lascia intendere cioè che questa inesperienza è un rischio. Curioso però che il rischio non venga attribuito anche a chi intorno al porto di Gioia Tauro vive. Il sindaco quindi avrebbe tutte le sacrosante ragioni a opporsi. Ecco dunque il quesito numero quattro: perché le amministrazioni locali non sono state avvertite in merito a quello che avverrà proprio in casa loro? E non è per fare polemiche sterili e asettiche ma è evidente che qualcosa qui non funzioni a monte. Il Corriere della Sera in un articolo del 16 gennaio scrive che è stato il governo a scegliere il porto. Ma non era l’Opac che aveva questo compito?

Ricordiamo poi le polemiche che arrivavano proprio dall’America sul fatto che molte erano state le proteste italiane che avrebbero potuto ritardare le operazioni di trasbordo. In realtà i ritardi sono dovuti ad altro come ha spiegato la signora ministro Bonino: “Le operazioni sono un po’ in ritardo per problemi in Siria. Il trasbordo sulla nave americana Cape Ray, a Gioia Tauro, dovrebbe avvenire a fine mese o a inizio febbraio. La Cape Ray poi distruggerà i materiali in acque internazionali mediante idrolisi. I residui saranno trasferiti in Germania e Gran Bretagna per essere convertiti in sostanze utilizzabili dall`industria“.
I dubbi, insomma, restano e sono tanti. Quando si avrà la possibilità di svelare il velo del peccato?

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