Branciamore a 360°: Marco Cesaroni, il rapporto con i fan e il futuro [INTERVISTA]

Dopo aver riscosso un grandissimo successo nel cast de “I Cesaroni”, nel ruolo di Marco, Matteo Branciamore è pronto a rimettersi in pista, con nuovi stimoli e progetti. L’attore romano è intervenuto ai microfoni di bloglive per ripercorrere i passi della sua carriera, il rapporto con i fan e il mondo del cinema.

Notizia che ha sconvolto molti fan: mancherai ne i Cesaroni.

“Nella storia Marco, purtroppo o per fortuna, non c’è come una volta. Non sono presente come successo negli altri anni, anche una mia presenza ci sarà. Ma non sarà un personaggio cardine come negli anni precedenti”

Ti mancherà?

“Sono cresciuto, ho 32 anni e credo di esser maturato sotto certi aspetti. Mi sono stufato di fare le stesse cose e magari a volte si sente l’esigenza di fare altro e raccogliere nuove sfide e nuovi stimoli. Tenterei magari facendo una parte drammatica o comica che si diversifica da ciò che ho fatto fino ad oggi”

Facciamo un passo indietro: come nasce la passione della recitazione?

“Mi è sempre piaciuto sin da piccolo stupire o vedere sino a che punto potessi essere credibile raccontando stronzate, passatemi il termine (ride). Era qualcosa di divertente, l’attore non è questo: però c’è sempre bisogno di una base da cui partire”

Come definiresti il mondo dello spettacolo?

“L’interno è meglio, negli inferi fa meno caldo (ride)”

Dopo quanto tempo hai percepito di aver fatto un salto di qualità in più?

Io sto crescendo ancora adesso, siamo in un paese in cui nulla è detto o scritto: può accadere di tutto. Non sei mai veramente arrivato o consacrato, non esistono regole stabilite come magari in altri settori. Il nostro lavoro ha poco di oggettivo. Nel mondo del calcio, magari, se faccio trenta gol a stagione diventa difficile criticarmi. Qui viene messo in discussione chiunque, anche per semplici chiacchiere da bar dove si può criticare anche gente con progetti importanti che ha una gavetta enorme alle spalle ed ha talento. Nel nostro lavoro chiunque può parlare”

Il momento in cui hai notato più attenzione verso di te.

“Normale che quando esci in giro con gli amici e improvvisamente la gente ti fissa, ti guarda e ti tratta come un essere umano diverso, allora lì si percepisce un cambiamento nella tua vita. Ma credo sia tutto fumo. Molti attori si son persi osservando troppo questo aspetto e dando un’eccessiva importanza a quello che è un contorno. E quando poi non c’è più, ti senti inutile”

Il rapporto di Matteo Branciamore con i fan.

“Sono sempre abbastanza gentile. Capita la giornata dove ci sono problemi e dopo aver fatto duecento autografi, cento foto, aver parlato con il cugino della sorella, arriva l’ultimo e proprio non ce la fai. E poi parte la voce che Branciamore è antipatico, non fa neanche una foto e se la tira (ride). Siamo certamente privilegiati in tutto, ma siamo esseri umani: se un giorno abbiamo fretta e siamo in giro, non è facile dare baci, abbracci e sorrisi a tutti. Ci proviamo perché bisogna rendere conto al pubblico, ma può succedere una cosa del genere”

Un personaggio che ti ha dato di più in questo mondo.

“Ce ne sono stati davvero tanti. Indubbiamente cito Carlo Bixio: è stato il primo a credere davvero in me, dandomi un ruolo importante ne I Cesaroni. Pertanto anche Francesco Vicario, preparato e intelligente nel darmi una mano importante. Claudio Amendola ha fatto tanto: ho avuto la fortuna di girare molte scene con lui, visto il rapporto padre-figlio, e mi ha dato delle dritte notevoli”

Mancherà anche Max Tortora nella prossima stagione de I Cesaroni: cosa pensi da spettatore?

“É un brutto colpo per la serie. Sono stato poco sul set, ma posso dire – da quanto ho visto – che sono stati presi attori bravi e giusti per confermare la serie sui massimi livelli”

I tuoi prossimi progetti?

“Ancora top secret, però posso parlare del film “Tre tocchi”: la storia parla di sei protagonisti che fanno gli attori e riguarda il nostro ambiente. Io interpreto proprio Matteo Branciamore, con una punta di cinismo però che a me non dispiace. Si tratta di una partecipazione, ma mi piace l’idea e poi è ovviamente splendido lavorare con un regista come Marco Risi”

Spostiamoci su altre pellicole: quanto è forte Checco Zalone?

“Tantissimo. A mio modestissimo parere sono stati bravi i produttori che hanno creduto in un progetto che oggi è legge: per portare il pubblico al cinema devi farlo sentire vicino. Lui ha fatto una gavetta fenomenale e già a Zelig ha creato un suo pubblico, avvicinandosi molto a loro. La gente non lo vede come una star, ma come uno di loro: lui ha sempre giocato sull’ignoranza del personaggio. Con una cosa semplicissima ha coinvolto tutto. Lo si può criticare quanto si vuole, ma se la gente va a vederlo, ed anche più di una volta, vuol dire che vale. La gente lo ama, riesce a far ridere e farti credere di vedere al cinema l’amico di infanzia di Bari”

Hai avuto modo di cantare ne I Cesaroni: il mondo della musica non ti ha mai coinvolto fino in fondo?

“Finalmente qualcuno che dà una versione giusta (ride). É andata esattamente così. L’ho fatto perché il ruolo di Marco Cesaroni lo indicava. Ho dovuto studiare un minimo per risultare credibile. La cosa ha avuto anche un successo, è stata una bomba che ci è scoppiata in mano. Ma quello non è il mio mondo, io sono un attore. Non mi sento di dire di far l’attore, il cantante e se mi gira il ballerino (ride). Agli attori magari dà fastidio il cantante che viene a fare l’attore, così può accadere viceversa. Conosco tanti cantanti molto più intonati di me che non hanno mai pubblicato dischi e io ne ho fatti tre. Dunque io non mi sento cantante, ma attore. Poi nella vita, mai dire mai…”

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