Gianni Agnelli, a undici anni dalla scomparsa resta il segno di una vita straordinaria

Quando si chiede a qualcuno che cosa abbia rappresentato Gianni Agnelli per questo Paese, non si può mai essere sicuri della risposta che verrà data. Sicuramente quello che si sa di lui è che ha rappresentato una figura tanto controversa quanto essenziale.

In vita Agnelli è stato il patron di marchi come Fiat, Lancia, Ferrari, senza dimenticare la sua squadra di calcio, la Juventus. Passando, ancora, per il campo della moda, Agnelli si affermava con saggezza e coraggio imprenditoriale in ogni business che si trovava davanti. Si potrebbe definire una bandiera del caro made in Italy, perché Gianni Agnelli ci credeva nel prodotto italiano, sapeva promuoverlo e renderlo appetibile ai clienti stranieri come brand del lusso e della qualità, caratteristiche che dovevano imprescindibilmente essere presenti nei frutti delle sue aziende.

Interessato anche all’editoria e proprietario del quotidiano torinese La Stampa (tramite Fiat), di un terzo del Corriere della Sera e di un pacchetto di azioni Rizzoli, venne anche nominato dall’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, Senatore a Vita. Inseritosi nel Partito delle Autonomie, per la sua esperienza militare venne collocato alla commissione difesa del Senato della Repubblica.

Forse nel nostro Paese abbiamo perso il gusto di fare da esempio, certo andare al traino è più facile che aprire la fila. Forse non ci fidiamo più tanto di noi stessi, vediamo solamente dati su dati su una crisi che magari neanche capiamo, ma c’è, e questo ci basta a toglierci la forza di reagire. Forse ci servirebbe ancora una figura come quella di Agnelli, che nel bene e nel male di tutto ciò che ha fatto, ci ha fatto capire una cosa davvero importante: l’Italia ce la può fare, questo Paese sarebbe in grado di essere il primo. Forse mai come oggi avremmo bisogno di credere nell’Italia esattamente come faceva Agnelli.

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