Google, dimmi se mio figlio è un genio

Si costruiscono strumenti, per poi cadere nella loro rete. Si dà spazio alla libertà di espressione, per poi sviluppare una completa dipendenza. Ci si crede liberi di comunicare, digitare, leggere e filtrare valanghe di informazioni, attraverso una piccola finestra aperta sul mondo. Google. A domanda, migliaia di risposte e non solo. Sembra avere il potere di leggere nel pensiero con quell’atteggiamento presuntuoso con cui invita a considerare i suoi suggerimenti. “Forse cercavi…”.

Seth Stephens-Davidowitz, del New York Times, ha eseguito uno studio proprio sulla base delle ricerche effettuate dagli utenti e delle domande a cui essi cercano una risposta in privato. Attraverso Google ha potuto così analizzare il pensiero generale in relazione a diverse tematiche di natura sociale, scoprendo che la maggior parte dei genitori dimostrano solo all’apparenza di riservare lo stesso trattamento ai loro figli, ai maschi come alle femmine.

In realtà i risultati delle ricerche effettuate in rete dimostrano che i genitori moderni abbiano aspettative diverse per i propri figli. Desiderano che i maschi siano intelligenti e le femmine magre e chiedono aiuto a Google sia per risolvere il proprio dubbio: “Cosa fare se mia figlia è più intelligente di mio figlio” e sia per chiedere “mio figlio ha talento?”e “mia figlia è in sovrappeso”?

Non è che non vogliano che le proprie figlie siano intelligenti e i figli in forma, ma si focalizzano, più o meno inconsciamente, su alcuni standard che nel secolo ventuno non hanno più ragione di esistere. Eppure ci sono. Persiste la convinzione che le femmine abbiano più possibilità di partecipare a un talent show e debbano quindi curare il proprio aspetto fisico. Mentre ci sono altrettante possibilità che i maschi siano dotati di elevate capacità intellettuali. Che siano dei veri e propri geni.

La realtà dimostra invece il contrario. Infatti i maschi sono solitamente più propensi a ingrassare rispetto alle ragazze, ma i genitori risultano molto più preoccupati per l’aspetto delle proprie figlie. La ricerca ha dimostrato anche che la situazione presenta delle variazioni a seconda del paese considerato. Mentre in India e Pakistan, così come nei paesi arabi e in Africa, i genitori risultano avere molti più dubbi e tendano a cercare informazioni sulla sfera maschile, in Australia, Inghilterra e Nuova Zelanda avviene l’esatto contrario.

Per comprendere la ragione di queste aspettative è necessario collocarli nel mondo reale, proiettare la visione verso il futuro. I genitori sono preoccupati per i propri figli, sia per quanto riguarda la sfera lavorativa che quella sociale e i standard esistenti nella società influenzano non poco le loro aspettative.

Naturalmente percepire ogni parola che esce dalla bocca del proprio figlio come indicativo del suo ipotetico genio, rifiutando di riservare la stessa considerazione alla propria figlia è sintomo di sessismo, che non può essere giustificato in alcun modo.

Si è alla ricerca di risposte da sempre e ora più che mai Google rappresenta un appiglio, una madre suprema che risparmia i suoi figli della fatica della ricerca. E Google conserva tutto, dai segreti più intimi ai dubbi esistenziali, persino il senso della vita per chi ne fosse alla ricerca. Tutte quelle domande che uno non ha il coraggio di rendere pubbliche. Ma con Google sì, è semplice. Ed è strano come si pensi davvero che possa rispondere a qualsiasi tipo di domanda.

È inutile quindi tormentare Google. È un motore di ricerca, è limitato e non sarà lui a risolvere antiche convinzioni sociali, che bisogna necessariamente superare.

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