Storia di una ladra di libri, un film che scalda il cuore [RECENSIONE]

Storia di una ladra di libri è il capolavoro letterario trasposto al cinema ed arrivato nelle sale americane a novembre 2013, mentre in Italia verrà proiettato, salvo ulteriori ritardi, il 10 aprile 2014. Il libro, The Book Thief, è stato scritto da Markus Zusak e in patria ha raccolto premi prestigiosi, come l’ALA Best Books for Young Adults e il Michael L. Printz Honor Book, attribuito ai migliori testi per giovani.

La pellicola comincia con il racconto di una voce fuori campo, che descrive ciò che succede su un treno diretto a Heaven’s Street: su un vagone, una madre e due figli, un bambino e una ragazzina, sono pensierosi per il viaggio. Durante la traversata, però, succede l’irreparabile: il bambino muore e sono costretti a seppellirlo in una fossa accanto ai binari; ad uno dei becchini, cade dal taschino un libretto: la piccola Liesel Meminger lo raccoglie e decide di portarlo con sé in questo nuovo viaggio.
All’arrivo in città, sua madre non è più con lei perché a causa delle persecuzioni naziste, la sua presenza potrebbe metterla in pericolo. Viene quindi affidata ad una coppia senza figli, Hans e Rose Hubermann, che sfruttano la sua presenza per ottenere qualche assegno di mantenimento e poter finalmente mangiare. Mentre si accingeva a tornare a casa, il dodicenne Rudy Steiner la scorge e ne rimane affascinato, tanto che il giorno successivo decide di accompagnarla a scuola.
I due diventano molto amici e giocano spesso insieme, raccontandosi i rispettivi segreti e le discriminazioni che subiscono chi è diverso da loro. Liesel, intanto, impara a leggere e scrivere e in breve tempo impara il manuale del becchino grazie al supporto prezioso del suo padre adottivo.
Durante la parata in occasione del compleanno del Fuhrer, come simbolo di indipendenza e ribellione vengono accatastati e bruciati una quantità spropositati di libri e la ragazzina è costretta, insieme a Rudy, a lanciare tra le fiamme alcuni testi. Rimasta sola, riesce a salvarne uno rimasto indenne, anche se dalla copertina abbrustolita.
In una notte di persecuzione, tristemente nota come la notte dei cristalli, intanto, un ragazzo ebreo di nome Max Vandenburg riesce a scappare e si affida alla compagnia e alla benevolenza di casa Hubermann, con cui ha un credito sempre valido. Purtroppo, però, dopo una breve permanenza al piano superiore, Max viene ospitato al piano sotterraneo, dove si ammala gravemente a causa del freddo: quando le truppe vengono a cercarlo, non sospettano di nulla poiché capiscono che nella cantina ci sia un rifugio antiaereo e, ritirandosi, consentono agli Hubermann e al suo ospite un po’ di sollievo.
Ciò dura fin quando Rudy non scopre del rifugiato e la casa diventa un potenziale obiettivo da parte delle SS: Hans viene arruolato con i tedeschi e Max scappa per evitare problemi alla famiglia. Intanto scoppia la guerra e i bombardamenti distruggono buona parte di Heaven’s Street: Rudy viene gravemente ferito e Liesel corre a salvarlo, ma ormai è troppo tardi.
Dopo due anni, Max riesce a tornare dalla ragazza e a vivere con lei il resto della sua vita.

La voce fuori campo è quella dell’angelo della morte: una triste figura che ha accompagnato la durata del film, facendo sentire l’odore pesante della fine della vita e di come essa sia costantemente presente in ogni attimo della nostra vita.
Le scene scorrono fluide e il tema dell’Olocausto è visto con grande distacco e dagli occhi grandi di una bambina che, a soli dodici anni, è stata costretta a vedere cose molto più grandi di lei. Grazie alla bravura dei suoi attori, tra tutti spiccano Geoffrey Rush (Hans) e Sophie Nelisse (Liesel) i 126 minuti del film trascinano lo spettatore dentro la guerra e lo spingono a sporcarsi le mani con la guerra, gli ebrei e i tedeschi. Non mancano gli spezzoni storici con la figura di Hitler e dei suoi comizi, né la riproduzione fedele dei periodi storici più rappresentativi della Seconda Guerra Mondiale.

Un film apprezzabile con gli occhi e con il cuore; una storia da leggere, da ascoltare e da comprendere a pieno grazie al grande impatto emotivo che suscita.

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