Perché le fiction fanno flop: resiste solo Don Matteo

Le fiction non attirano più come una volta. Il verdetto, espresso dagli indici sullo share totalmente in calo degli ultimi sei mesi, appare lapidario e senza attenuanti. A eccezione infatti del sempreverde Don Matteo (Rai 1), in pochi hanno lasciato davvero il segno recentemente in Tv.

Di Terence Hill, nel mese di Gennaio, le uniche tre prime serate bagnate da una platea televisiva superiore al 25 per cento. Il bizzarro prete, col vizio della giustizia, mutato il teatro d’azione, continua ad inanellare successi e non conoscere crisi. Dietro di lui, tiene il passo solo la doppia serata in Ottobre di “Adriano Olivetti – La forza di un sogno” con Luca Zingaretti.

Male, anzi malissimo, Canale 5, presente nella top 10 con il solo “Baciamo le mani – Palermo New York”, andato in onda a Settembre. Non sembra decollare neppure la seconda edizione de Il Tredicesimo Apostolo, prodotta da Taodue, che pure aveva registrato numeri e clamore nella stagione d’esordio del 2012 e che sta pagando probabilmente il digiuno di oltre un anno, apparso ai più esagerato. Un dato di seguito che, a Mediaset, sperano possa comunque incrementarsi nel corso delle prossime puntate per una fiction, ben interpretata dal duo Gioè-Pandolfi, su cui l’investimento è stato comunque robusto.

Come giustificare allora la caduta delle fiction che, fra gli altri, ha recentemente mietuto vittime del calibro di Rossella (con Gabriella Pession) e, in modo ancora più esponenziale, de I segreti di Borgo Larici? Qualità dei singoli prodotti la risposta più banale; fretta di colpire da una parte e mancanza di eclettismo e voglia di guardare al nuovo dall’altra, le direzioni verso il quale andare ad indagare con occhio più profondo.

Nella crisi delle fiction c’è, in fondo, tutta la crisi di una tv ormai satura, poco avvezza alle affezioni e spesso incapace di cogliere il reale bisogno dello spettatore, quasi oppresso da prodotti dal messaggio spesso finto e sensazionale.

Vince allora Don Matteo perché intercetta le difficoltà di tutti i giorni, regalando un sorriso tendenzialmente equilibrato e genuino. Vince Olivetti perché sprona ad imprese coraggiose, ma allo stesso tempo del tutto umane. Nessun effetto speciale. Il pubblico di oggi si conquista con rispetto e sana dose di umiltà.

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