Pedofilia, l’Onu contro il Vaticano

La Commissione è profondamente preoccupata che la Santa Sede non abbia riconosciuto l’estensione dei crimini commessi, che non abbia preso le misure necessarie per affrontare i casi di abusi sessuali sui bambini e per proteggerli e che abbia adottato politiche e pratiche che hanno condotto alla continuazione degli abusi ed all’impunità dei responsabili”. Recita così il documento diffuso dalla commissione Onu per i diritti dei fanciulli, che accusa il Vaticano di aver violato la convenzione per i diritti dei minori.

Un fulmine a ciel sereno, verrebbe da dire. Soprattutto dopo la svolta impressa da Papa Francesco, che recentemente ha definito gli abusi come “la vergogna della Chiesa“. Proprio Bergoglio a dicembre ha approvato l’istituzione di una task force anti-pedofilia, con il compito di combattere la piaga degli abusi sessuali sui minori commessi da religiosi. A quanto pare, però, per l’Onu ancora non è stato fatto abbastanza.

Nella relazione si chiede al Vaticano di affrontare apertamente la questione, prendendo i provvedimenti richiesti. I responsabili di crimini così gravi vanno rimossi dai tutti gli incarichi, anziché essere trasferiti di parrocchia in parrocchia, e consegnati alla giustizia civile. Alle vittime, invece devono essere corrisposti risarcimenti adeguati.

Non hanno fatto tutto quello che avrebbero dovuto” ha detto il presidente del Comitato Onu per i diritti dei bambini Kristen Sandberg. Nel mirino c’è, tra gli altri, lo scandalo delle “case Magdalene”, in Irlanda, istituti controllati da suore dove numerose ragazze erano costrette a lavorare da lavandaie in condizioni non dissimili dalla schiavitù. Il rapporto, risultato di un’inchiesta condotta il mese scorso attraverso audizioni pubbliche di alti rappresentanti delle gerarchie ecclesiastiche, non risparmia dure critiche al Vaticano anche per le sue posizioni in materia di omosessualità, contraccezione e aborto.

La Santa Sede, da parte sua, “prende atto” delle conclusioni dell’Onu e conferma il proprio “impegno a difesa dei diritti del fanciullo“, esprimendo disappunto per il “tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa“. Secondo monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente dello Stato Vaticano a Ginevra, la relazione della commissione “sembra quasi non essere aggiornata, tenendo conto di quello che è stato fatto negli ultimi anni“.

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