Preso dai carabinieri l’evaso Domenico Cutrì

È durata meno di una settimana la fuga di Domenico Cutrì, ergastolano liberato da un commando armato all’uscita del tribunale di Gallarate. Si nascondeva in un appartamento disabitato all’interno di una palazzina in ristrutturazione a Inveruno, nel Milanese. I carabinieri lo hanno arrestato nella notte.

Cutrì stava dormendo quando gli uomini del Gis (Gruppo intervento speciale) hanno fatto irruzione nel covo. L’evaso, che teneva una pistola carica vicino alla branda, non ha avuto il tempo di reagire. Con lui c’era anche Luca Greco, 35 anni, pregiudicato, accusato di aver preso parte alla liberazione.

Il fuggiasco viveva in condizioni di estremo degrado. L’appartamento, messo a disposizione da un piccolo imprenditore della zona arrestato per favoreggiamento, era privo di luce, acqua e gas, e il cibo veniva cotto su un fornelletto da campeggio. All’interno sono stati trovate anche delle copie di quotidiani come “Il Giorno” e “La Prealpina” con la cronaca dell’evasione, oltre a pacchi di pasta, scatolette di tonno e altri generi alimentari.

Nessuno dei residenti della zona si era accorto di nulla. “Ho sentito un forte rumore, nel pieno della notte, e mi sono svegliato: poi mi sono affacciato alla finestra e ho visto i carabinieri che facevano irruzione”, racconta un pensionato che vive nelle vicinanze del luogo dove si nascondeva Cutrì. “Ho avuto molta paura. Non mi sarei mai aspettato che l’evaso si nascondesse proprio di fianco a casa mia. Non ho mai sentito rumori strani e, solo una volta, ho visto una persona che portava all’interno uno scatolone con dei generi alimentari”. La famiglia dell’ergastolano, per ora, sceglie il silenzio. “Non è il momento, non voglio dire nulla” fa sapere il padre ai giornalisti.

Domenico Cutrì, 32 anni, è stato condannato in appello al carcere a vita, riconosciuto colpevole di aver ordinato l’omicidio di un polacco che aveva rivolto qualche attenzione di troppo alla fidanzata. A liberarlo era stato un commando armato, che aveva ingaggiato un conflitto a fuoco con gli agenti della polizia penitenziaria davanti al tribunale di Gallarate, in provincia di Varese, dove il boss doveva essere processato per truffa. Nella sparatoria aveva perso la vita il fratello Antonino Cutrì. A individuare il covo sono state le indagini dei carabinieri di Varese, Milano e del Ros (Raggruppamento operativo speciale).

Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri si è congratulato con il comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli: “Il ministro – si legge in una nota – ha ringraziato tutte le forze di polizia e la magistratura per collaborazione che ha portato alla rapida conclusione della fuga e anche alla cattura dei complici. Con l’occasione il Guardasigilli ha voluto ribadire il suo ‘grazie’ agli uomini della polizia penitenziaria per il lavoro delicato e pericoloso che quotidianamente svolgono”.

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