La strana giornata di Cannavaro, Capitano dalla parte sbagliata

“Strange days” (giorni strani) è il titolo di un film di fantascienza di qualche anno fa, ma è anche un titolo perfetto per la giornata vissuta ieri da Paolo Cannavaro. Come in un gioco di specchi il difensore, da capitano del Sassuolo, si è ritrovato di fronte una parte importante di se, quel Napoli di cui è stato Capitano e leader fino a pochi giorni fa, anche da separato in casa, quella maglia azzurra per la quale ha dato anche l’anima e di cui è stato uno degli artefici della rinascita dopo il tragico fallimento del 2004. L’emozione di rivedere compagni di squadra che fino a ieri dividevano con lui lo spogliatoio, considerandolo un punto di riferimento, si è fatta sentire, come testimoniano le foto scattate prima, durante e dopo la partita.

Napoli è una città a parte per molti motivi, anche per la capacità di rinnegare spesso i propri “figli”, che spesso riescono a realizzarsi solamente dopo averla salutata o sono costretti a cambiare aria per altri motivi. “Vedi Napoli e poi muori” calcisticamente diventa “via da Napoli e poi esplodi“: basti pensare ai vari Montella e Di Natale (che a Napoli non hanno mai giocato e si sono affermati ad Empoli prima di spiccare il volo, senza mai fare ritorno a casa), allo stesso Fabio Cannavaro (ceduto al Parma dopo soli 2 anni da titolare) e al caso più recente di Fabio Quagliarella, arrivato dopo le grandi stagioni con Sampdoria e Udinese, che dopo un anno difficile in maglia azzurra è stato spedito in prestito alla Juventus (dove ha conquistato due scudetti).

Paolo Cannavaro, a differenza loro, ha scelto di abbracciare il progetto Napoli in un momento particolare, quando la squadra allora guidata da Edy Reja militava in Serie B. Una scelta di cuore, più che di carriera, il tragitto opposto a quello del fratello Fabio (da Parma a Napoli) che sa tanto di gioco del destino. Dopo un solo anno il Napoli è tornato nel campionato più consono alla propria storia, la Serie A, e Cannavaro dal 2006 fino alla scorsa stagione è stato il perno di un reparto arretrato quasi sempre tra i migliori del campionato e il capitano di una squadra che ha ben figurato, anche su palcoscenici prestigiosi come quelli offerti dalla Champions.

Benitez quest’anno fin da subito ha fatto capire che lo spazio per lui sarebbe stato limitato, e dopo la parentesi sfortunata della partita con la Roma all’Olimpico lo ha fatto accomodare definitivamente in panca. L’epilogo del calciomercato, il passaggio al Sassuolo e la fascia di capitano della squadra emiliana subito sul suo braccio hanno restituito al calciatore partenopeo un ruolo di spicco in una squadra di Serie A.

Nel corso della partita di ieri però vedere Cannavaro capitano di un’altra squadra, a pochi giorni di distanza dal suo addio al Napoli, contro lo stesso Napoli, è parso un controsenso. Per molti tifosi azzurri che hanno visto il match, ne siamo certi, il solo capitano in campo era quello con la maglia neroverde numero 28.

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