Fratelli si nasce, amici si diventa

Avere un fratello o una sorella spesso è un vero inferno. Litigate su litigate, di giorno, di notte, in bagno, in cucina, sul divano ma anche in vacanza.
Avere un fratello o una sorella spesso significa essere infastiditi, molto infastiditi dai loro modi di fare, dai loro comportamenti e dalle loro scelte, che sembrano sempre opposte alle tue.
Avere un fratello o una sorella è, però, la cosa più bella che ti possa succedere.

Tre parole, bastano tre parole per descrivere molto dolcemente una persona: “è mio fratello/sorella”. Non c’è definizione migliore.

Il rapporto coi fratelli è spesso la prima palestra dove mettere alla prova la propria capacità di instaurare relazioni positive con gli altri. L’esperienza che ne deriva, poi, risulta fondamentale nella formazione del carattere e influenza significativamente gli atteggiamenti e la condotta personale in tutti i contesti di vita.
Quante volte – esclusi i figli unici, ovviamente – ci siamo sentiti dire di essere un cattivo esempio per i nostri fratelli? Quante volte siamo stati causa di ginocchia sbucciate, graffi, lacrime della nostra sorellina minore?
Probabilmente nessuno ne ha mai tenuto il conto, ma leggendo queste parole sono affiorate alla mente molte immagini: ricordi di anni passati a farsi la guerra per ore e ore, per poi dimenticarsi tutte le controversie in un secondo.

Bastava uno sguardo, una parola, un’idea. Bastava un niente per unirsi e diventare collaborativi nella lotta contro un unico nemico, a partire dai compiti di matematica fino ad arrivare all’ultimo e impossibile livello dei videogiochi, dove la collaborazione diventava di vitale importanza per sconfiggere i cattivi.
E per questo, la maggior parte delle volte, dobbiamo ringraziare i nostri fratelloni, le nostre sorellone.

Sono frequenti, e allo stesso tempo errati, i pregiudizi che identificano il primogenito come il più timido e il secondogenito come il più sveglio, il più furbo.
Di solito, con l’arrivo del fratellino, o della sorellina, e dopo alcune settimane di esitazione, il primogenito delimita il suo territorio.
Quando arriva il piccolo, che scassa ogni giocattolo dando la colpa con un faccino tanto innocente quanto colpevole, il più grande deve imparare e proteggere e difendere le sue prerogative, e tra i privilegi indussi c’è il posto accanto al conducente in macchina e il controllo del telecomando, diritto divino.
In cambio, bisogna riconoscerlo, i fratelli maggiori hanno valutato personalmente tutte le esperienze che il più piccolo avrà in un futuro quanto più prossimo.

Fratelli maggiori, sorelle minori, i rapporti cambiano con il passare degli anni, si fanno esperienze diverse, si scelgono strade opposte, si fanno viaggi lontani che spesso avvicinano più che mai, nonostante i chilometri e chilometri di distanza.
Crescendo – di solito – si smette di essere la causa di un discreto quantitativo di lacrime ma si contribuisce ad asciugarne molte.
Crescendo si affrontano alti e bassi, si scalano montagne enormi, montagne russe, si precipita inesorabilmente verso il basso, il buio profondo (impossibile negare i piani di sopravvivenza fatti di notte qualora una catastrofe inaspettata avesse ucciso i tuoi genitori), ma insieme si rinasce.

Con aiuto e rispetto reciproco, nonostante le differenze di carattere, si può guardare il mondo dall’alto, con occhi fieri, consapevoli di non aver mai potuto farcela senza l’aiuto di un fratello, senza una sorella di fianco pronta a sorreggerti, comunque vada.
Perché avere un fratello o una sorella è la cosa più bella che ti possa succedere.

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