Le ombre della Serie A: ecco i giocatori più sottovalutati del torneo

Se senti pronunciare i loro nomi, la tua mente non evocherà le loro grandi gesta; se li vedi in campo, non starai lì ad aspettare una loro giocata; se ti regalano una loro maglietta, non piangerai di gioia. Il destino ha voluto che la loro storia rimanesse nell’ombra, ma il buio non è esattamente ciò che gli spetta. Di chi stiamo parlando? Dei giocatori più sottovalutati della Serie A.

Qualche tempo fa, Bloglive.it vi propose la classifica dei giocatori più sopravvalutati della Serie A, piena di nomi scottanti di apparenti campioni. Oggi invece percorreremo il sentiero inverso, schierando un 4-2-3-1 con i calciatori che non hanno tutto il successo che meriterebbero.

Gianluca Pegolo – L’estremo difensore in forza al Sassuolo è stato il portiere che ha effettuato più parate nella scorsa stagione. In estate aveva guadagnato l’interesse del faraonico Monaco di Ranieri, poi si è accasato in Emilia; diventa titolare fisso in Serie A col Siena a 30 anni, un po’ tardi per un portiere dalle immense qualità.

Federico Peluso – Sulla fascia sinistra schieriamo lui, l’ex laterale dell’Atalanta che quando era in forza ai bergamaschi era l’oggetto del desiderio di mezza Serie A. Appena ufficializzato il trasferimento alla Juventus, ha perso tutta la stima che si era guadagnato nonostante abbia sempre risposto presente ed attendo quando è stato chiamato in causa.

Nicolás Spolli – È ormai da tempo il pilastro portante della colonia argentina del Catania. Difensore roccioso e insuperabile di testa, è bersaglio di critiche per via della tradizionale imperizia del reparto difensivo degli etnei.

Emerson – Una vita in Italia, e solo quest’anno l’esordio in A. Un trasbordo improbabile dalla serie cadetta brasiliana alla D italiana, e poi tutta la trafila nelle serie nazionali: C2, C1, B e finalmente la A. Dotato di un mancino a dir poco esplosivo, ha iniziato la carriera da mediano, ma, dopo aver migliorato sensibilmente la sua fase difensiva, è arretrato a stopper giocando titolare ovunque sia andato.

Yohan Benalouane – Difensore duttile, può giocare al centro o sulla fascia. Tempra, agonismo e determinazione, lo forgiano e lo rendono un osso duro per ogni attaccante. Tecnicamente educato, macchia il suo rendimento con qualche svarione (vedi l’autogol contro il Parma).

Allan – I giovani dell’Udinese sono ormai una fonte sicura di qualità, e il classe ’91 ne è il perfetto esempio. Ancora a secco di gol in A, e forse per questo oscurato dai media, ma è un centrocampista assolutamente completo: distribuisce assist a iosa, ha una tecnica elegantissima, e corre per tutto il campo recuperando palloni importanti.

Francesco Magnanelli – Di centrocampisti “stile Pirlo” se ne vedono molti, e il regista umbro è uno di quelli; possiede un’ottima visione di gioco, ed è sempre pronto alla verticalizzazione. Il palcoscenico del Sassuolo non è di certo il massimo per esplodere, ma in Emilia è considerato un idolo: gioca con i nero-verdi dal 2005 e ne è anche il capitano.

Bruno Fernandes – Ancora un giovane dell’Udinese. Pescato dal Novara, il portoghese a 19 anni ha una personalità unica, e basta vederlo giocare per rendersene conto: punta l’uomo e lo salta quasi sempre con un numero. Guidolin cerca di dosarlo bene per non montargli troppo la testa, ma ha la stoffa di uno che farà carriera.

Andrea Bertolacci – Scuola Roma, e anche qui una garanzia. L’ennesimo giovane romano in giro per l’Italia a fare esperienza, prima di tornare alla base capitale. Forse sarà già pronto il prossimo anno per entrare nell’organico della Roma, e anche se la concorrenza sarà altissima, si ritaglierà i suoi spazi. Il regista è dotato di un gran tiro dalla distanza, messo in mostra con le maglie di Lecce e Genoa.

Panagiotis Kone – A completare il trittico della trequarti, c’è il greco famoso per i suoi gran gol segnati al Napoli. Ma ancora prima delle performance contro i partenopei, Kone era già un idolo a Bologna, per la sua tecnica cristallina e il suo agonismo. Un’altra vittima del sistema calcistico: se giocasse in una squadra più blasonata, avrebbe fin troppa visibilità.

German Denis – È forse il giocatore con più carriera alle spalle della formazione, ma il ruolo di prima punta è suo di diritto. Rispedito in Argentina dopo una triste esperienza al Cesena, è stato fortemente voluto dal Napoli nel 2008. Tante partite, pochi gol, ma non ha mai trovato l’ambiente adatto per crescere; con l’Atalanta invece ha messo in mostra tutta la sua qualità, anche se non è mai stato considerato al livello della sua nazionale.

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