A una settimana esatta dalla fiducia, il governo Renzi si prepara ad affrontare il primo importante esame: quello sulla legge elettorale. Oggi infatti l’Italicum verrà finalmente discusso alla Camera.
Il premier spera che sia approvato il più in fretta possibile per dimostrare agli Italiani la capacità sua e dell’esecutivo di mantenere gli impegni presi. Ma le incognite sono parecchie. A cominciare dall’emendamento presentato dal deputato della minoranza del Pd D’Attorre che, considerata la quasi certa abolizione Senato, propone di introdurre il nuovo sistema elettorale solo per la Camera.
La possibilità che l’Italicum venga modificato non piace neanche un po’ a Forza Italia, che sostiene il testo frutto dell’accordo tra Renzi e Berlusconi. Per Brunetta una legge elettorale limitata a uno solo dei due rami del parlamento verrebbe dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale e probabilmente non verrebbe neppure firmata dal Presidente della Repubblica. «È un altro tentativo da “apprendisti stregoni” per tentare di bloccare la necessaria riforma elettorale – attacca l’ex ministro – l’ennesimo tentativo di chi non ha idea di cosa sia un sistema che rispetti la Costituzione, ma ha terrore delle elezioni e vuole solo salvare la propria poltrona. È l’ennesimo ricatto a cui dovrà rispondere il neo Presidente del Consiglio, che non può tornare indietro rispetto a quanto già annunciato e pattuito con le maggiori forze politiche».
Ma Renzi, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe già raggiunto un’intesa con il Nuovo Centrodestra per limitare l’Italicum alla sola Camera e svincolarlo dalle altre riforme costituzionali, che quindi potrebbero slittare. La situazione è in una fase di stallo e sbloccarla non sarà facile. Se il democratico Zanda predica ottimismo, c’è anche chi ottimista non lo è affatto. «Quelli che non vogliono cambiare legge elettorale sono tanti, si agitano molto, marciano separati ma colpiscono insieme. Sarà dura» scrive su Twitter il renziano Giachetti.
La mancata approvazione dell’Italicum in tempi rapidi avrebbe conseguenze disastrose sul governo, perché rischierebbe di impantanarlo sul nascere mettendo in serio pericolo la sua credibilità. A quel punto non ci sarebbe altra alternativa se non quella di tornare alle urne con il Porcellum. E con la possibilità, nemmeno troppo remota, di ritrovarci nella stessa situazione di paralisi del febbraio 2013.