Grazie alla decisione del Presidente Putin di interrompere le esercitazioni delle truppe in Crimea le borse europee hanno registrato ieri un risultato positivo.
L’indice Ftse Mib di Piazza Affari, a Milano, ha registrato un aumento di oltre due punti e mezzo percentuali così come tutti gli altri listini europei.
Stesso discorso vale per i mercati asiatici che chiudono tutti in positivo.
A questo punto, però, i mercati si trovano di fronte ad un bivio: quello del miglioramento della crisi diplomatica e quello di un suo peggioramento che comporterebbe conseguenze significative nell’economia mondiale.
In caso di peggioramento della crisi politica, invece, ci sarebbe il rischio concreto di un aumento dei prezzi delle materie prime a causa della mancanza di gas proveniente dalla Russia.
Questa condizione, associata al fatto che solo in Arabia Saudita ci sono ancora possibilità di attingere alle materie prime energetiche inutilizzate, comporterebbe un aumento consistente dei prezzi di gas e derivati.
Un aumento che andrebbe a colpire i Paesi europei già provati dalla crisi e che potrebbe dar luogo ad un fenomeno di stagflazione in cui ad un aumento del costo della vita si associa una stagnazione dell’economia.
Problema ben più grave della temuta deflazione, cioè la discesa generalizzata dei prezzi.