Continua la crisi in Ucraina, minacciato l’inviato dell’Onu

Ancora tensioni in Ucraina, dove ieri l’inviato dell’Onu in Crimea è stato minacciato e costretto a lasciare il Paese. Tra voci e smentite di colloqui Kiev-Mosca e di accordi tra Usa e Russia, la diplomazia sta provando a disinnescare la crisi ucraina.

E nel turbine di notizie ieri si è perfino temuto per il sequestro di Robert Serry, inviato del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Per fortuna la situazione si è poi ridimensionata, anche se Serry, barricato in un negozio di alimentari e circondato da miliziani filo-russi, ha dovuto lasciare Sinferopoli, interrompendo così la sua missione, che però proseguirà da Kiev.

Nel frattempo la Nato ha stabilito l’interruzione della cooperazione con la Russia per la distruzione delle armi chimiche siriane, prima missione congiunta tra Russia e Alleanza. Allo stesso tempo sempre la Nato ha deciso che rafforzerà la sua cooperazione con l’Ucraina, riesaminando completamente quella con Mosca. Immediata la replica dell’ambasciatore russo alla Nato: nei confronti di Mosca standard da “guerra fredda”.

Intanto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov sembra resistere alle pressioni internazionali ed ha lasciato Parigi senza incontrare il collega ucraino, lanciando solo una frase di rassicurazione: «i colloqui con gli Usa e l’Ue continueranno nei prossimi giorni».

La diplomazia, insomma, continua a muoversi lontano da Kiev e dalla Crimea, dove gli sforzi di mediazione internazionale della crisi tra Ucraina e Russia continuano ad incontrare ostacoli.
La popolazione filorussa anche oggi sta ostacolando l’ingresso dei 35 osservatori internazionali dell’Ocse, richiesti dal governo ucraino, ma la missione disarmata che vede coinvolti esperti di 18 Paesi, proseguirà comunque fino al 12 marzo.
Mentre forze russe hanno assunto il controllo di due basi missilistiche, anche la capitale è circondata da una cinquantina di soldati, probabilmente russi.

Il premier ucraino Yatsenyuk cerca di essere rassicurante e garantista e ha dichiarato che la Crimea rimarrà parte dell’Ucraina, anche se si potranno valutare forme di autonomia più ampie.

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