Il curioso caso di Saadi Gheddafi: dalla Serie A al carcere

Politico, imprenditore, presidente della Federcalcio libica, produttore di film western, calciatore, fuggitivo. Definire intensa la vita di Saadi Gheddafi significherebbe usare un eufemismo. Di certo il figlio dell’ex dittatore ha usufruito al meglio del potere concessogli dall’autorità paterna, destreggiandosi tra attività sconnesse e di dubbia legalità. Ma ora Saadi sembra averla fatta grossa, ed è attualmente detenuto nel carcere di Tripoli.

I poco di buono in Seria A sono ormai parte integrante del nostro campionato: dal pazzo Gascoigne ai stupefacenti Flachi, Carrozzieri, Maradona e Bachini, giungendo in tempi recenti ai vari Mauri, Masiello, e tutta la compagnia dello scandalo Calcioscommesse. Il sole a scacchi ha già abbagliato numerosi calcio-criminali, colpevoli dei soliti fattacci. Droga, soldi, doping… Ma probabilmente nessuno ha mai cercato asilo politico in Niger per sfuggire dall’Interpol, come il nostro buon vecchio Gheddafi. Dalle stelle alle stalle, è proprio il caso di dirlo, anche se di stelle il libico ne ha viste ben poche, calcisticamente parlando. Ottima promessa in patria, dopo una strepitosa stagione con un gol in 35 presenze, l’attaccante colpisce Gaucci per le sue qualità umane e sportive, più che per il suo albero genealogico. Certo.

Sta di fatto che Gheddafi vuole ripagare la fiducia datagli dal presidente e da tutto il Perugia, e per farlo si fa fare una bella squalifica per doping della durata di 3 mesi. Ognuno ha le proprie usanze, ovvio, ma forse Saadi l’avrebbe fatto più felice mettendo in campo qualche buona prestazione. Invece se ne va da Perugia con una sola presenza all’attivo, tra l’altro versus la Juventus. Allora si trasferisce prima a Udine e poi a Genova, ma con le maglie di Udinese e Sampdoria il copione rimane pressoché identico: un’altra presenza con i bianco-neri, e panchina/tribuna con i blucerchiati. Il figlio di Mu’ammar capisce finalmente che il pallone non è la sua materia, allora si da all’appropriazione indebita con l’uso della forza condita a intimidazione armata, e mettendo a frutto gli allenamenti di Cosmi, corre più veloce che può dribblando polizia e Interpol rifugiandosi quindi in Niger.

Ieri, 6 Marzo, sulla pagina Facebook del governo libico, esce fuori un’emblematica foto di Gheddafi che si sottopone alla rasatura forzata dei capelli, pronto per essere incarcerato a Tripoli. Le accuse sopracitate risalgono al periodo della sua presidenza nella Federcalcio libica, intorno al 2010/2011. La durata e gli altri eventuali dettagli sulla sua incarcerazione non sono stati ancora resi noti, ma probabilmente farà più presenze in cella di quante ne abbia fatte in Serie A.

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