Caso Diciotti, Salvini indagato provoca: “Venite ad arrestarmi”

La gestione della nave Diciotti è stata una gestione alquanto opaca, e proprio per questo c’era il presentimento che il ministro degli Interni Matteo Salvini, con le sue indicazioni e i suoi divieti ai limiti della legge, sarebbe finito sotto indagine. E così è accaduto: ad oggi il titolare del Viminale è finito sotto inchiesta per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Nel registro degli indagati ci è finito anche il capo di gabinetto del ministro.

Al momento sono queste le accuse che pesano su Salvini e sul dirigente degli Interni, che verranno così giudicati dal tribunale dei ministri di Palermo (che come dice il nome, è quello competente per i reati commessi dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni).

Il comunicato spiega che la procedura in questione non è stata affatto di natura politica, bensì “è prevista ed imposta dalla legge costituzionale n.1 del 16 gennaio 1989, dove si stabilisce che pur a fronte delle garanzie e delle immunità previste dalla medesima legge, un giudice collegiale debba giudicare le condotte poste in essere dagli indagati nell’esercizio delle loro funzioni, uno dei quali appartenente ai soggetti indicati dall’articolo 4”.

Il leader della Lega, evidentemente consapevole del fatto che questo processo finirà per fargli fare il pieno di popolarità (e di voti) tra gli italiani, è tornato a provocare: “Mi stanno indagando, è una vergogna ma non ci fermeranno. Serve una riforma della giustizia. A questo punto aspetto questo procuratore di Agrigento, lo aspetto con il sorriso. Invece di indagare un ministro dovrebbe concentrarsi sui trafficanti e su chi favoreggia l’immigrazione clandestina. Gli ricordo che gli scafisti acquistano armi e droga che poi viene spacciata in Italia”.

E come suo solito, ha tirato in ballo la tanto decantata “volontà popolare”. C’è un popolo, ha detto, “che è stufo di essere servo”. “Bloccare l’immigrazione clandestina è un dovere. Ora voglio tagliare i finanziamenti che mandiamo a Bruxelles. Se i giudici vogliono arrestarmi perché difendo i confini del mio Paese, ne sono fiero e li aspetto a braccia aperte”.

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