La figlia di 7 settimane non smette di piangere: papà la picchia e soffoca a morte

Lui e la figlia di appena 7 settimane erano rimasti da soli in casa nell’attesa che la “donna di casa” tornasse dal lavoro. Ad un certo punto la bimba aveva cominciato a piangere e il padre non sapeva più come calmarla. Durante il cambio del pannolino la bimba avrebbe continuato a piangere a dismisura, al che il padre, cieco dalla rabbia, l’avrebbe cominciata a picchiare ferocemente, colpendola più volte alla testa fino a che la figlia non ha perso conoscenza.

Questa terribile storia di violenza arriva da Largo, una città sita nello stato della Florida. E’ qui che la polizia ha arrestato il 29enne Artem Eydelman, reo di aver commesso un omicidio di primo grado. La tragedia si è consumata il 17 novembre scorso ma è uscita allo scoperto solamente in questi giorni.

Quando la polizia è giunta presso l’abitazione, l’uomo ha affermato di aver trovato la figlia già morta nella culletta. La sua versione però è stata smentita dai medici, che sul corpo della neonata hanno ravvisato una grave frattura del cranio, una emorragia al cervello e tutta una serie di fratture costali. Tutto perfettamente coerente, insomma, con un forte urto e con un trauma da compressione.

Tutto ciò ha purtroppo causato la morte della piccola, e su questa morte ci sono ben pochi dubbi: il responsabile non può che essere stato il genitore. Infatti, incastrato da parecchie “coincidenze”, ad un certo punto Artem ha confessato di aver colpito la figlioletta con un pugno e di averla sbattuta più volte, nonché di averle stretto il torace con una certa violenza proprio nel tentativo di farla smettere di respirare.

L’uomo non era neppure il vero padre di Gwendolyn in quanto conobbe la madre della piccola quando questa era incinta di tre mesi. Dopo il parto aveva riconosciuto la bimba come sua figlia, sebbene poi si sia comportato in maniera completamente opposta rispetto a quanto si sognerebbe di fare un buon padre.

Impostazioni privacy