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Cronaca

Diritti delle donne, in Sudan si fa la storia: vittoria delle attiviste

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Daniela Germanà

Gli attivisti per i diritti delle donne in tutto il mondo acclamano il nuovo governo del Sudan che vieta finalmente una pratica disumana

Le Nazioni Unite hanno stimato che quasi 9 donne sudanesi su 10 (dai 12 ai 49 anni) sono state sottoposte alla forma più invasiva dell’infibulazione. Essa prevede la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni. Porta a problemi di salute e sessuali, in molti casi fatali.

In Sudan è stato approvato la scorsa settimana un emendamento del codice penale che comporta una pena detentiva di tre anni e una multa per chiunque esegua mutilazioni genitali femminili. Il governo di transizione del paese si è reso protagonista di questa storica svolta. Si è insediato l’anno scorso in seguito alla cacciata del dittatore Omar Hassan al-Bashir.

L’infibulazione, tuttavia, è radicata molto nella cultura sudanese. Gli attivisti pensano che ci vorrà molto tempo per essere completamente sradicata. Alcune comunità hanno lentamente iniziato ad opporsi al taglio genitale ma spesso è visto come un rito di passaggio legato a culti e riti religiosi.

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Diritti delle donne in Sudan: cosa dice l’ONU

Fatma Naib, responsabile della comunicazione dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, Unicef, sostiene che sia un buon inizio ma c’è ancora molto lavoro da fare.

Le mutilazioni genitali sono praticate in almeno 27 paesi. Non solo in Afrca ma anche in zone dell’Asia e del Medio Oriente. Oltre al Sudan, ricordiamo in Egitto, Etiopia, Kenya, Burkina Faso, Nigeria, Gibuti e Senegal.

Salma Ismail, portavoce di Khartoum per il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia ha dichiarato che la legge aiuterà a proteggere le ragazze da questa pratica barbara. Potranno vivere con dignità. Anche le madri che non vogliono mutilare le loro bambine e sentivano di non aver scelta o diritto di parola, ora potranno dire no. Ha aggiunto: “Adesso ci saranno delle conseguenze.”

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