Vasco Rossi tuona su Trump: “Vecchio senza dignità”

Donald Trump incassa un duro colpo da parte di Vasco Rossi. La Rockstar italiana attacca il Presidente degli Stati Uniti d’America tramite un post su Instagram.

Tempi duri per Donald Trump. Negli ultimi mesi il Presidente Usa è nel mirino di alcuni artisti famosi. Mirino puntatogli addosso sui diversi argomenti. La gestione dell’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19. Le dichiarazioni di guerra, “Se ce ne sarà bisogno manderò l’esercito in strada”, inerenti alla vicenda, o meglio, alle proteste scatenatesi dopo la morte di George Floyd. Arriva anche il turno da parte del cantante di Zocca. Vasco Rossi esce di fatto allo scoperto, attaccandolo con un post su Instagram in cui lo definisce un “vecchio senza dignità”.  Il cantante italiano tuona contro Trump spostando la polemica, o meglio, incentrandola sull’argomento immigrazione, degli anni passati, proprio nella terra del “Grande Sogno”, quello americano.

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Vasco Rossi cita il collega Bobo Rondelli per attaccare Trump

Un Vasco Rossi inedito, che “scende in politica” e lo fa spostandosi oltreoceano. Sul post di Instagram, pubblicato sulla pagina ufficiale, il cantante italiano attacca Donald Trump citando il collega Bobo Rondelli (all’anagrafe Roberto Rondelli), cantautore, attore, scrittore e poeta di Livorno. Vasco riporta, esattamente, alcune parole contenute nel romanzo autobiografico “Cos’hai da guardare”, del cantante poc’anzi citato: “E pensare che mio nonno paterno partì per lavorare in America, in miniera, curvo 16 ore al giorno, e poi morì soffocato dalla silicosi. Sfruttato dai padroni americani, sotto terra come una bestia, e così non ho mai avuto modo di incontrarlo…”. Dove nel testo, Rondelli, riprende la storia, vera, di suo nonno, immigrato nei tempi che furono. Vasco Rossi, di fatto, prende posizione contro le politiche attuate dall’ipotetico uscente o nuovamente vincente presidente americano.

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Guardo Trump, con quella faccia cerrona e il capello tinto alla Flinstones, un vecchio senza dignità che balla il rock’n’roll gonfio di mangime come un maiale, che becera “l’America agli americani e fuori i messicani”. E pensare che mio nonno paterno parti per lavorare in America, in miniera, curvo 16 ore al giorno, e poi morì soffocato dalla silicosi. Sfruttato dai padroni americani, sotto terra come una bestia, e così non ho mai avuto modo di incontrarlo, mi è stato portato via. Altri italiani forse hanno esportato mafia, ma non mio nonno degli Appennini emiliani, un fiero lavoratore da entroterra. Così lo immagino, guardando l’unica sua foto con il vestito prestato, troppo grande per lui, con quella faccia da Sacco e Vanzetti, da Gian Maria Volonté, capelli a spazzola e baffoni dipinti dal fotografo. A mio fratello, in viaggio a NYC, è andato Ellis Island per vedere la data del suo arrivo. A fianco c’era il paese di origine, trascritto pure male, così come il suo nome, difficile da capire nella pronuncia di un italiano con l’accento emiliano. Dopo 10 anni di lavoro era tornato in Italia e poi aveva deciso di ripartire, ma al secondo viaggio, dopo altri 40 giorni di permanenza nell’isola, era stato respinto per via della silicosi, con l’invito a tornarsene a morire a casa propria e la benedizione della Statua della Libertà. Da questa storia, scritta sul mio sangue, sento che niente è cambiato. Uomini e donne ridotti a bestie affamate sono costretti a fuggire dei loro luoghi per fare arricchire paesi in continuo sfrenato sviluppo, per alimentare i loro porci profitti. Bobo Rondelli “Cos’hai da guardare“

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