Si suicida Sarah Hijazi, l’attivista violentata in carcere: il messaggio struggente

Si è suicidata in Canada l’attivista egiziana Sarah Hijazi. Fu violentata in carcere dopo essere stata arrestata per aver sventolato la bandiera arcobaleno

Non c’è l’ha fatta più Sarah Hijazi, l’attivista egiziana violentata in carcere nel 2017 dopo essere stata arrestata per aver sventolato la bandiera arcobaleno durante un concerto. La donna fu messa in un carcere maschile perchè trans, venendo poi violentata dagli altri carcerati. Sarah si trovava in Canada, dove si era stabilita dopo essere scappata dall’Egitto. Poi i vecchi fantasmi sono tornati a galla, e ha deciso di farla finita, lasciando un messaggio struggente alla famiglia. Ecco il messaggio: “Ai miei fratelli e sorelle, ho provato a sopravvivere e ho fallito, perdonatemi. Ai miei amici, l’esperienza è dura e sono troppo debole per resistere, perdonatemi. Al mondo, sei stato davvero crudele! Ma io perdono”. In Egitto, ricordiamolo, è ancora in carcere lo studente della Universitá di Bologna Patrick Zaky.

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Sarah Hijazi, l’episodio che ha portato all’arresto

Sarah Hijazi, l’attivista egiziana che si è suicidata

Era il 22 settembre 2017, Sarah Hijazi si trovava ad un concerto dei Machrou Laila al Cairo. Durante il concerto, insieme ad un amico, Ahmed Alaa, ha sventolato la bandiera arcobaleno. Un gesto innocuo in quasi tutti i Paesi, ma non in Egitto, dove la ragazza è stata messa in prigione maschile perchè transgender. Lì è stata violentata e torturata da alcuni carcerati. Dopo la liberazione è fuggita in Canada, dove ha vissuto fino a questo momento, continuando a lottare per gli altri Lbgt ancora in Egitto. Poi la triste decisione di compiere l’insano gesto.

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