Strage Corinaldo, parla l’imputato: “Mi drogavo”. In aula si scusa

Strage Coronaldo, al processo l’imputato dice che faceva uso di droghe e che si sentiva come Dio. “Chiedo scusa, vorrei essere aiutato”

Strage di Coronaldo, attesa per oggi la sentenza di primo grado. In aula, dopo un anno di carcere, ha parlato uno degli imputati, Souhaib Haddada, rivolgendosi al giudice Paola Moscaroni. Il giovane ha affermato che faceva uso di droghe e che si sentiva un Dio. “In questo anno di detenzione ho avuto la possibilità di ravvedermi”, dice, augurandosi che venga giudicato per quello che ha fatto e non per quello che non ha fatto. Il ragazzo, infatti, grida anche la sua innocenza quando dice di non essere responsabile di quello che è successo ma è comunque dispiaciuto per chi non c’è più.

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Strage Corinaldo: furono sei le vittime

Strage Corinaldo, Lanterna azzurra
Strage Corinaldo, l’esterno del locale (Getty Images)

La strage di consumò nella discoteca “Lanterna Azzurra” tra il 7 e l’8 dicembre 2018 a Corinaldo, in provincia di Ancona. Quella notte morirono cinque adolescenti e una mamma. Più di duecento furono i feriti.

Gli imputati sono sei: Raffele Mormone, Ugo Di Puorto, Badr Amouiyah, Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada, rinominati “la banda dello spray” accusati di omicidio preterintenzionale finalizzata a furti e rapine e per aver spruzzato dello spray urticante nel locale, con il fine di creare caos così da approfittare per rubare. Nella calca vicino a un’uscita di sicurezza rimasero uccise le sei persone.

Durante il processo gli imputati hanno ammesso che quella stessa sera hanno compiuto dei furti, ma di non aver mai usato né visto lo spray, anche se su una bomboletta ritrovata sul pavimento, la scientifica ha evidenziato le tracce di Ugo di Puorto.

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