Bielorussia, tensione alle stelle: arrestati 20 giornalisti

In Bielorussia, dopo la vittoria di Aleksandr Lukashenko alle recente elezioni, la tensione rimane altissima: arrestati 20 giornalisti.

La Bielorussia, dopo l’ennesima vittoria di Aleksandr Lukashenko alle elezioni presidenziali, sta vivendo una situazione a dir poco infernale. Da molti, compresi alti funzionario dei Paesi europei, considerato come l’ultimo dittatore d’Europa, quest’ultimo ha portato “a casa” l’ennesima vittoria con l’80% dei voti. In tanti si son detti preoccupati per lo svolgimento e l’esito delle stesse elezioni, ipotizzando e confermando, poi, imbrogli elettorali. Il presidente bielorusso ha risposto che, nel caso ce ne fosse bisogno, schiererà l’esercito ai confini del Paese. Subito dopo la vittoria migliaia di cittadini bielorussi si son riversati nelle strade per protestare contro l’esito elettorale. Sono scattate vivaci e animate manifestazioni, alcune delle quali sfociate in violenti scontri. Persone malmenate dalla polizia e diversi arresti. Nelle ultime ore, però, in manette sono finiti anche diversi addetti del settore della comunicazione.

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Bielorussia: 20 giornalisti in manette, sotto attacco l’informazione

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In Bielorussia la polizia arresta manifestanti e giornalisti (Fonte Facebook)

Nei primi giorni di proteste era morto subito un manifestante. Poi i violenti scontri, con arresti e tafferugli in giro per Minsk, capitale della Bielorussia. In strada sono scese diverse categorie: donne, omosessuali, oppositori politici. Insomma: tutte quelle persone che, con Lukashenko, non vedono futuro, ma solamente continue e perenni restrizioni. Nelle ultime ore, infatti, è stato colpito anche il settore della comunicazione: la polizia ha arrestato 20 giornalisti. Quest’ultimi si “preparavano” a coprire una protesta nel centro della sopracitata Minsk. Non solo: agli addetti alla comunicazione sono stati confiscati telefoni e documenti d’identità. Un vero e duro attacco che non ferma, però, le proteste in atto dallo scorso 9 agosto, giorno in cui gli oppositori politici hanno dichiarato “truccati” i risultati usciti dai seggi elettorali.

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