La didattica a distanza continua a dividere l’opinione di docenti e studenti: la decisione di un liceo torinese è destinata a far discutere.

La pandemia di coronavirus ha costretto già dalla prima ondata le scuole a passare alla didattica a distanza, per evitare assembramenti e contagi. Con l’inizio dell’anno scolastico sembrava che si potesse tornare in classe, ma il nuovo aumento di contagi ha costretto molte regioni a ripristinare la DAD. Negli ultimi DPCM varati dal Governo infatti per le fasce di maggior rischio è prevista la chiusura delle scuole superiori.
La DAD però non piace a tutti, anzi. Sia docenti che studenti infatti hanno spesso evidenziato le criticità dell’insegnamento da remoto, soprattutto in questa situazione per cui nessuno era preparato. Le nuove chiusure, che stanno aumentando a macchia d’olio in tutto il Paese, hanno spinto molti studenti a mettere in piedi proteste. Dal liceo Gioberti di Torino però arriva una decisione destinata a far discutere.
La preside Miriam Pescatore infatti ha deciso di vietare la partecipazione alle lezioni on line agli studenti che si connettono durante questi sit-in. Nonostante le proteste siano regolarmente autorizzate dalla Questura, la dirigente scolastica ha chiarito che la DAD prevede che lo studente stia a casa. C’è stato anche un incontro tra la preside e gli studenti, che hanno espresso il loro disappunto: la decisione della donna è però rimasta invariata.
Un liceo di Torino vieterà le lezioni agli studenti contrari alla Dadhttps://t.co/lLWw67RUX9
— Agi Agenzia Italia (@Agenzia_Italia) November 17, 2020
Didattica a distanza, cosa dice la legge

La didattica a distanza, introdotta come metodo di insegnamento per tutte le scuole durante i difficili mesi del primo lockdown, non ha una vera regolamentazione. Molte delle regole in vigore infatti sono “prese in prestito” dalla didattica in presenza, al momento ancora in vigore in tutta Italia per le scuole elementari e i primi anni delle medie. Le scuole superiori invece hanno l’obbligo di passare alla DAD nelle regioni arancioni e rosse.
Discorso a parte vale per le università, che da Marzo non hanno ancora ripreso le lezioni in presenza in moltissimi atenei. Proprio l’università è la grande assente dei decreti di contenimento dell’epidemia: le decisioni vengono lasciate all’autonomia dei rettori, che spesso si coordinano con la Conferenza dei Rettori Universitari Italiani. Al momento in molte università rimangono attivi, come didattica in presenza, solo i tirocini per le professioni sanitarie.