Cos’è la sindrome di Wanderlust: un effetto del lockdown

Stare chiusi dentro le proprie case non è affatto facile, peggio ancora per un viaggiatore, che potrebbe sviluppare la sindrome di Wanderlust durante questo secondo lockdown.

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Ragazzi viaggiatori fermi in cima a una città durante il lockdown (Getty Images)

Viaggiare, molto spesso, è un richiamo dell’anima o dell’essere, a seconda di come si preferisce definire un concetto filosofico. Immaginiamo ora, durante il lockdown, che autentico disagio si può formare all’interno del corpo di un assiduo viaggiatore. In molti potranno dire che ci sono aspetti più importanti da prendere in considerazione e che il viaggio può anche attendere.

Purtroppo, o per fortuna, non è così. Viaggiare può essere davvero un bisogno per poter esprimere al massimo le nostre potenzialità, anche lavorative. Per questo motivo, in un momento storico come questo che stiamo passando, ove la circolazione del Covid non fa altro che forzare le chiusure dentro le proprie abitazioni, si potrebbe sviluppare una precisa sindrome che colpisce coloro che del viaggio ne hanno fatto una scelta di vita: la sindrome di Wanderlust. Un aspetto che vale davvero la pena conoscere.

Conoscere a fondo la sindrome di Wanderlust per “sconfiggere” il lockdown

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La sindrome di Wanderlust sviluppatasi durante il lockdown (Fonte Facebook)

Diciamo fin da subito che la sindrome di Wanderlust si sviluppa a livello psichico ed è associata all’impossibilità di mettersi in movimento, alla scoperta di nuovi posti: appunto, viaggiare. È una parola tedesca che si scompone in wander=girovagare e lust=desiderio. Il desiderio di girovagare, appunto di muoversi, di vedere, di conoscere e di osservare tutto ciò che la vita ci “nasconde”.

Il wanderluster sente l’impulso di viaggiare, e spesso trasforma la sua vita in viaggio. Accanto ha sempre, non solo uno smartphone o un calendario, ma una vera e propria cartina geografica che lo proietta in altri mondi. Proprio per questo motivo, il doversi fermare per un lungo periodo, può comportare dei veri e proprio disturbi.

Diverse ricerche hanno sostenuto che esiste un gene del DNA che fa diventare wanderluster, ossia un autentico viaggiatore o viaggiatrice. Il gene individuato viene denominato DRD4 7r. Un recettore della dopamina D4, che regola i livelli di curiosità e di ricettività agli stimoli esterni. Se questo recettore è presente ad alti livelli potreste essere dei viaggiatori assidui, ma, in momenti come questi, sviluppare, purtroppo, la sindrome di Wanderlust. Iniziare a progettare dei futuri viaggi, per quando tutto questo sarà giunto al capolinea, potrebbe essere la soluzione.

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