Covid, disinfettare gli oggetti serve? Cosa dicono gli esperti

Impieghiamo molto tempo a disinfettare prodotti e oggetti per paura del Covid: ma farlo in continuazione potrebbe essere davvero una perdita di tempo. Meglio concentrarsi su altro.

covid test
Test Covid (Getty Images)

Prestare molta attenzione è un aspetto molto importante, soprattutto in un periodo come questo che stiamo passando, su scala globale, in un anno catastrofico come il 2020. E quando parliamo di catastrofe non possiamo che rifarci a una sola parola: coronavirus. Il mostro che attanaglia le nostre vite ormai da inizio anno e che non ci lascerà, purtroppo, nel breve periodo.

Ormai, tutti noi, conosciamo quali sono i metodi per cercare di prevenire il contagio: distanziamento sociale (che qualcuno, però, ha giustamente ribattezzato con distanziamento virale) e uso della mascherina. In più: un buono e giusto lavaggio delle mani dopo essere stati a contatto con delle superfici a noi sconosciute. Altre volte, però, esageriamo con altri aspetti, che per molti esperti non hanno tutta questa incidenza sulla trasmissione del Covid nel nostro organismo. Parliamo appunto degli oggetti e dei prodotti con cui stiamo a contatto durante un determinato periodo del nostro quotidiano.

Disinfettare gli oggetti per paura del Covid: non è davvero utile

spesa comune zona rossa
Supermercato (Fonte Facebook)

Negli spazi interni, molto affollati, come possono essere gli aeroporti, c’è un’alta probabilità di contrarre il Covid. Questo è un dato di fatto, che si è contrastato con tutte le misure e mezzi possibili. Ma, secondo quanto affermano gli esperti, c’è qualcosa che compiamo tutti i giorni, per contrastare la diffusione, che è quasi inutile compiere.

A parlare, direttamente in una intervista al New York Times, è stato il professor Kevin Fennelly, specialista in infezioni respiratorie del National Institutes of Health degli Stati Uniti d’America. Quest’ultimo ha dichiarato: “Si sta spendendo troppo tempo, troppe energie e troppo denaro per la disinfezione di superfici, quando il vero problema rimane nella trasmissione area.

Il professore ha poi continuato nel dire: “C’è stata troppa apprensione verso superfici e oggetti durante questa seconda ondata, tanto da scordarsi i veri aspetti dal quale parte la trasmissione: goccioline di starnuti, cantare ed emettere aria infetta, tossire e parlare troppo attaccato alla bocca di un’altra persona”.

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