Iniezioni di candeggina alla figlia: motivazione assurda della madre

Raccapricciante la storia che arriva dalla Turchia e che vede protagonista una giovane donna di 28 anni. Madre di una neonata, per lungo tempo l’ha seviziata. Il motivo è assurdo. 

Aula tribunale
Aula tribunale (Getty Images)

I fatti risalgono allo scorso febbraio ma il processo che vede come imputata una giovane donna madre di una neonata è iniziato solo da pochi giorni. Il tutto si sta svolgendo in Turchia, a Istanbul, dove la ventottenne Ezgi Korucu dovrà difendersi dalle accuse di violenza e tortura sulla sua figlia appena nata. La ragazza, infatti, per settimane avrebbe seviziato la piccola, ferendola con lame di rasoio e addirittura iniettandole candeggina con delle siringhe.

I legali che hanno preso le sue difese stanno cercando di motivare gli assurdi gesti che hanno come vittima una bambina di poche settimane. Secondo gli avvocati Ezgi avrebbe agito così per sfuggire alle sue condizioni di vita, tanto da cercare di “guadagnarsi” la prigione. In passato, afferma la difesa, la donna sarebbe stata vittima lei stessa di violenze. Inoltre gli avvocati dichiarano come nel corpo della neonata non sarebbero state trovate tracce di candeggina.

Iniezioni candeggina alla figlia: madre prima confessa, poi ritratta

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Getty Images

La donna avrebbe dapprima confessato gli abusi e le iniezioni di candeggina, salvo poi ritrattare in un secondo momento. Stando agli avvocati la ventottenne avrebbe agito così per “garantirsi” la prigione, e sfuggire così alle precarie condizioni di vita alle quali cui era costretta. A sostegno della difesa, inoltre, il fatto che la ragazza abbia anche altri due figli, sui quali non ha mai agito con violenza.

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Foto d’archivio (Getty Images)

L’accusa però non ci sta e ha portato davanti al giudice le cartelle cliniche della neonata che sarebbe stata seviziata. Dai test risulta come la piccola abbia perso parte della funzionalità al braccio destro. Sotto la lente di ingrandimento anche alcune lettere che la donna ha spedito alla famiglia dal carcere, nelle quali chiede perdono per il suo comportamento.

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