Recovery Fund, appello delle donne al governo: “Serve parità”

Oltre 20 associazioni di donne hanno lanciato un appello al governo per un uso equo delle risorse del Recovery Fund: “Serve parità”.

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Appello delle donne al governo: “Parità nel Recovery Fund” (Getty Images)

Il Recovery Fund è una delle possibili ancore di salvezza per l’economia italiana, messa in crisi dalla pandemia di coronavirus. Ancor prima dell’arrivo dei fondi però spuntano già alcune criticità che potrebbero limitare l’efficacia di questo strumento economico. Per questo motivo oltre 20 associazioni di donne hanno lanciato un appello al governo italiano, affinché si impegni maggiormente per una gestione equa delle risorse.

Uno dei punti critici più pesanti individuati nella lettera è la composizione della cabina di regia che dovrà amministrare i fondi europei. Secondo il progetto attuale infatti questo organo sarà composto dal presidente del Consiglio e dai ministri dell’Economia e dello Sviluppo Economico. La gestione dei fondi quindi rimane in mano a tre uomini, nonostante la richiesta dell’UE di promuovere l’uguaglianza e la parità.

L’altro punto riguarda la ripartizione dei fondi nelle varie voci di spesa. Le politiche di genere infatti riceveranno solo 4.2 miliardi degli oltre 209 previsti dalla divisione europea delle risorse. Nella lettera si chiedono più fondi, necessari a tenere in piedi realtà come consultori, centri antiviolenza e case rifugio che hanno subito pesanti ripercussioni.

Recovery Fund, l’appello delle donne: “Pronte a scendere in piazza”

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Appello delle donne al governo: “Parità nel Recovery Fund” (Getty Images)

Potrebbe sembrare una questione di poco conto, ma la divisione più equa delle risorse del Recovery Fund è in realtà di grande importanza. Con una parte di quei fondi infatti si potrebbero finanziare asili, programmi di inserimento per le madri e le vittime di violenza nel mondo del lavoro e molto altro. Per questo motivo le associazioni che hanno firmato l’appello al governo sono pronte a scendere in piazza chiedendo maggiori tutele e la parità negli organi decisionali.

Una cosa simile è già successa nei primi mesi dell’epidemia, quando si insediò la task force guidata da Vittorio Colao per gestire la “fase 2” dell’epidemia. La prima composizione di quel comitato infatti prevedeva solo uomini tra i membri. Questo ha causato proteste di piazza in tutto il paese, portando ad un “rimpasto” che includesse anche donne di grande esperienza e capacità all’interno del comitato.

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