Caso Fedez, Di Mare attacca il rapper: per la Rai è tutto falso

Continua la bufera attorno al caso Fedez. Il direttore di rai 3 Franco Di Mare va all’attacco per rapper: per la Rai si tratta di menzogne

Caso Fedez
Fedez (screen da Instagram)

Il caso Fedez continua a tenere banco in Rai. Il rapper ha denunciato il tentativo di censura da parte dell’azienda di Stato sul discorso previsto al concertone del primo maggio, nei confronti di alcuni deputati della Lega ed a favore del Ddl Zan sull’omofobia.

Franco Di Mare, il direttore di Rai 3, è stato convocato in Commissione Vigilanza per chiarire quanto accaduto. Fedez, infatti, sui social ha pubblicato la registrazione della telefonata avuta con il vice Ilaria Capitani. Il giornalista napoletano, ex conduttore di Uno Mattina, ha rispedito al mittente tutte le accuse.

In 48 ore è diventata verità una menzogna – l’attacco del Direttore – nessuno ha verificato“. Furente Di Mare che ha spiegato come “si tratti di una bugia la censura della Rai, peraltro messaggio arrivato all’estero. Il cantante ha alterato il senso delle cose con manipolazione, diffamando una rete intera” ha rincarato.

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Caso Fedez, l’attacco di Franco Di Mare

 

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Franco Di Mare ha poi spiegato come il rapper abbia tagliato le parole della Capitani quando ha affermato come “la Rai non censura“. Chiamare Fedez è stata iniziativa di iCompany che “ha chiesto il testo al cantante all’oscuro dell’azienda di Stato” spiegando come fosse un diritto della società che ha curato il Concerto del primo maggio la richiesta dei testi onde evitare le offese.

La politica chiede conto spesso – ha spiegato Di Mare – ma è impedimento un eccesso di verifica” ha incalzato il giornalista svelando come “il vicedirettore Capitani e Rai 3 si aspettino le scuse anche se non credo possano arrivare“.

 

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Insomma, a quattro giorni dallo scoppio della bufera, continua a tenere banco la questione, con la politica che si è mossa alacremente. La Lega ha fatto quadrato attorno ai suoi deputati ed attaccato Fedez, Salvini in primis, mentre Pd e Cinque Stelle hanno chiesto addirittura le dimissioni di chi abbia provato a censurare il rapper.

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