Pugno duro Google, la decisione sul vaccino: licenziati i No Vax

No vaccino, no lavoro. La decisione di Google fa tremare i No Vax, scopriamo tutte le novità dagli Stati Uniti.

Covid 19
Terapia Intensiva da Covid 19 (twitter)

Il mondo intero è ancora alle prese con la pandemia da Covid19. Il vaccino sembra l’unica arma a disposizione contro il virus ma non tutti sono d’accordo. Ci pensa Google a far cambiare idea ai suoi dipendenti.

I lavoratori di tutto il mondo durante il lock down di Marzo 2020 hanno sperimentato lo smartworking e dopo molti mesi a casa sono finalmente ritornati in ufficio. La novità sta nel vaccino, ormai è quasi un anno che tutti gli stati del mondo o quasi offrono l’opportunità di vaccinarsi facendo spesso i conti con il dissenso dei No Vax.

Abbiamo assistito a manifestazioni di qualsiasi genere contro l’obbligo vaccinale e contro il green pass. E mentre Apple ha pensato di ovviare il problema con il ritorno in ufficio posticipato di altri mesi, Google ha deciso di mettere alle strette i propri dipendenti con un “No Jab, no Job”.

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“No puntura, no lavoro”: la decisione di Google

Coronavirus
La scuola con il Covid 19 (twitter)

Negli Stati uniti la campagna vaccinale prosegue sotto l’occhio vigile del presidente e alcune aziende come Google hanno deciso di adottare provvedimenti mirati che vanno oltre le norme previste dal governo americano. Google non lascia scelta e lancia la campagna “No vaccino, no lavoro”. 

I lavoratori del più grande motore di ricerca del mondo dovranno presentare un certificato di vaccinazione anti-covid entro il 18 gennaio 2022. In caso contrario al lavoratore sarà garantito un periodo di 30 giorni di aspettativa regolarmente retribuito. Passato questo primo mese ciascun lavoratore non vaccinato sarà sospeso e dopo sei mesi licenziato, questi ultimi mesi inoltre non saranno retribuiti.

Una decisione da pugno duro. Google ha scelto di non concedere libero arbitrio ai propri lavoratori in merito alla vaccinazione considerando l’alto numero di contagi e il danno che la positività causa anche all’attività di produzione lavorativa. Riusciranno queste limitazioni a convincere i tanti scettici ad effettuare il vaccino? Staremo a vedere.

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