
I dati pubblicati dal Ministero dell’Economia sulla riscossione delle imposte Ires e Irap del 2008 dimostrano come quell’anno sia stato una sorta di spartiacque tra il periodo pre-crisi e quello intenso della recessione.
Il 2008, infatti, è stato il primo dei due anni di recessione, con un pil in calo dell’1%, contro un più forte crollo del 5% nel 2009.
Ne hanno risentito anche le entrate fiscali, in conseguenza della diminuzione del reddito e della produzione, quindi, anche Ires e Irap.
Per qunato riguarda l’Ires, oltre un terzo della platea di più di un milione di società di capitali ha dichiarato un reddito negativo (35% del totale), contro un 60% che, invece, ha dichiarato reddito positivo. E la maggior parte del reddito dichiarato è al nord (60%), segue il centro, mentre il sud ha contribuito per un solo 9%. Non solo: nemmeno l’1% delle società, per l’esattezza lo 0,8%, contribuisce per oltre la metà dell’imposta (52%).
Il confronto tra 2008 e il 2007, in termini di gettito, però, non è possibile, in qunato, oltre al fattore crisi, ricordiamo che nel 2008 sono entrate in vigore nuove regole fiscali, che hanno abbassato, ad esempio, l’aliquota dal 33% al 27,5%, ma si è allargata la base imponibile, e gli interessi passivi non deducibili sono schizzati da 3,4 miliardi a 21 miliardi di euro.
Il reddito imponibile ai fini Ires è calato solo leggermente, passando da 138,7 miliardi a 137 miliardi.
Anche le aliquote Irap sono state modificate, passando dal 4,25% al 3,9%, portando la base imponibile a 701 miliardi di euro complessivi.
Anche per questa imposta, minori interessi deducibili e concentrazione del reddito dichiarato al nord, con il 60%, contro il 17% di sud e isole. Hanno contribuito il 10% di dichiaranti in meno, per effetto dell’elevazione dei minimi di reddito, di cui si sono avvalse 500 mila persone fisiche.





