Obama, meno dipendenti da petrolio entro 2020

Il Presidente degli USA, Barack Obama, si appresta ad annunciare un altro importante “goal” della sua amministrazione, in controtendenza, rispetto alle politiche energetiche della precedente amministrazione, retta da George W. Bush.

Obama intende raggiungere l’ambizioso obiettivo di ridurre di un terzo le importazioni di petrolio, entro l’arco di un decennio, al fine di rendere gli USA meno dipendenti dall’oro nero.

L’accelerazione sul capitolo energetico del governo americano, promesso in campagna elettorale, giunge in un periodo di malumori tra gli americani, per i rincari del greggio, che molti addebitano alla crisi libica, come farà nel suo discorso anche lo stesso Obama. Il prezzo della benzina è cresciuto nelle ultime settimane di 4 dollari al gallone e gli americani sono poco abitutati a spendere di più per il carburante.

La nuova politica energetica di Obama prevede un aumento di produzione del greggio negli USA, per importarne meno dall’estero, oltre a misure incentivanti di introduzione di veicoli a gas, specie nel trasporto pubblico, e con maggiore efficienza nei consumi, nonchè l’introduzione di cosiddetti tir verdi e un ampliamento dell’offerta di carburanti.

Circa la metà del petrolio necessario agli USA deve essere importato, e sono quattro i Paesi a cui gli USA attingono per il loro fabbisogno: Canada e Messico, in primo luogo, e poi Arabia Saudita e Venezuela.

 

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