Tremonti, ora basta opprimere le imprese con tasse e burocrazia

Svolta del Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti? Ieri, parlando in Parlamento, il ministro ha voluto ricordare la situazione in cui si trovano ad operare le imprese italiane, strangolate dal record europeo di pressione fiscale e da una burocrazia soffocante.

Tremonti ha citato alcune cifre, che non lasciano spazio all’immaginazione o all’interpretazione, ricordando che il 68,6% degli utili di impresa vanno in tasse e che per adempiere ale scartoffie burocratiche, le piccole e medie imprese devono sborsare ogni anno 2,7 miliardi di euro. Numeri, aggiunge il ministro, che in realtà non vanno a beneficio delle casse dello stato, che da questa situazione non ci guadagna.

Tremonti ha così voluto chiarire all’aula, che è suo impegno spezzare questa circolo vizioso di controlli soffocanti, attraverso una loro riforma complessiva, che consenta agli imprenditori italiani di respirare, ferme restando le condizioni essenziali di sicurezza del lavoro, che non sarebbero in discussione. Il ministro però ha affermato che non è serio, nè utile che una settimana dopo l’altra un’impresa sia soggetta a continui controlli, da parte di corpi diversi dell’amministrazione statale. Ciò crea perdita di tempo e occasioni di corruzione, aggiunge Giulio Tremonti, che continua, sostenendo che bisogna smetterla con una situazione per cui un giorno arrivano i vigili a farti i controlli e dopo una settimana la Guardia di Finanza, e dopo ancora altri.

Risultato della situazione descritta dal ministro dell’economia è l’impegno del governo a cambiare strategia fiscale e dei controlli, consentendo alle imprese di dedicarvi meno tempo e minori risorse.

Una svolta clamorosa quella di Tremonti, accusato fino a due giorni fà da Confindustria di non avere inserito nulla o poco sulla sburocratizzazione in favore delle imprese, nel noto piano nazionale delle riforme. E’ chiaro che ieri Tremonti ha voluto lanciare un segnale al mondo delle imprese, che negli ultimi tempi ha guardato con non poca diffidenza le misure del ministro del governo Berlusconi, accusato sottovoce di non essere poi tanto dissimile dall’odiato predecessore Visco.

 

 

 

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