Lactalis e il mercato, sconfitto il dirigismo di Tremonti

Le novità clamorose di ieri, con l’offerta di acquisto da parte di Lactalis del 71% delle azioni Parmalat restanti (il 29% le ha già) ha davvero stupito tutti, anche il mondo istituzionale, in quelle ore raccolto a Roma per il vertice italo-francese, in cui il piatto forte dell’incontro tra Berlusconi e Sarkozy avrebbe dovuto essere essenzialmente la questione libica e dell’immigrazione. E l’Italia avrebbe dovuto trattare l’affaire Parmalat da una posizione di forza, intimando con la moral suasion al Presidente Sarkozy di far lasciar perdere, perchè Parmalat avrebbe dovuto rimanere italiana. E, invece, il dirompere della notizia dell’Opa al vertice ha spiazzato tutti, perchè ha spostato l’ago della bilancia decisamente dalla parte dei francesi, i quali ora trattano non solo da una posizione di forza, ma addirittura senza che vi sia alcuna alternativa italiana alla scalata di Lactalis.

Con una mossa di mercato che pochi si attendevano ormai, dopo il famoso decreto voluto da Tremonti, con cui si incentivava una contro-cordata nazionale, forzando le regole di mercato, anzi, accantonandole per l’occasione, i francesi hanno mandato in frantumi il già poco convincente sogno di un gruppo Parmalat solo italiano; ma soprattutto, i francesi hanno inflitto un colpo fatale al dirigismo economico del “socialista” Tremonti, che adesso può solo incassare e stare zitto.

Perde Tremonti e la linea economica a lui tanto cara, cioè della politica sopra i mercati, che dirige e gestisce gli affari più importanti in un’ottica di opportunità politico-nazionale anziché di mercato. Perdono Intesa, i Ferrero, Granarolo e quanti si erano prodigati per una scalata nazionale senza fare i conti con l’oste, ricercando nell’italico “aiutino” la via di uscita da una situazione che ha sfiorato il ridicolo.

Sì, perchè da questa faccenda ne escono ridicolizzati il Ministro Tremonti e il sistema finanziario e industriale italiano; quest’ultimo prima chiede sotto-voce al primo di intervenire, per impedire che i francesi acquisiscano il controllo di Parmalat, poi si perdono in mille distinguo e mille chiacchiere che non hanno portato nè a un’offerta finanziaria, nè a un progetto industriale.

Se si potrà tirare fuori da tutto ciò una lezione, questa potrebbe consistere nel constatare che la concorrenza dei mercati internazionali non la si sconfigge con i trucchi di tremontiana specie, ma con progetti industriali validi e con la gestione efficiente dei gruppi aziendali. Adesso Tremonti ci risparmi la litanìa del pericolo straniero e, se non vorrà convertirsi al libero mercato, almeno prenda atto della sconfitta in modo silente.

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