Obama taglia sussidi ai petrolieri in cerca di consenso

E’ crollato il consenso di Barack Obama da quando si è insediato alla Casa Bianca 27 mesi fa. I tassi di approvazione iniziali del suo operato, intorno all’80%, sembrano un lontano ricordo e un sogno per l’attuale presidente degli USA. In così poco tempo, sono stati tanti gli intoppi e tante le delusioni tra il suo elettorato, che ne hanno appannato l’immagine da leader riformatore in grado di rilanciare le sorti dell’America. In soli due anni è stato sciupato un patrimonio di consenso di cui pochi altri presidenti hanno goduto, specialmente se si considera il clima benevolo della stampa americana verso l’inquilino alla Casa Bianca. La crisi economica è stato il punto di debolezza maggiore del suo primo biennio a Washington, con gli americani molto scontenti per l’alto tasso di disoccupazione, soprattutto in crescita quella di lunga durata, e per la politica fiscale della sua amministrazione, che vorrebbe mettere le mani dappertutto.

E così, a diciottomesi dalle prossime elezioni presidenziali, serve una svolta, una misura di forte impatto, in grado di far tornare Obama nell’alveo dei politici tra il popolo. E alle prese con i conti che non tornano e tagli necessari per evitare che gli USA diventino una grande Grecia planetaria, Barack Obama ha preso carta e penna e ha scritto ai Congressmen, che detengono il potere di approvazione del bilancio federale. Nella missive, Obama ricorda come sia venuto il momento di cambiare politica energetica, dirottando i 4 miliardi di sussidi federali alle industrie petrolifere per investimenti nelle energie rinnovabili. Una misura che Obama giustifica con il rialzo eccessivo dei prezzi del petrolio, che rende evidente un cambio di strategia.

E che il prezzo della benzina, in effetti, sia legato al crollo della sua popolarità, questo lo si evince da un sondaggio, secondo cui il 60% degli americani ha diminuito l’uso dell’automobile, a causa dell’impennata dei prezzi dei carburanti, mentre il 70% sostiene che ciò starebbe comportando difficoltà finanziarie in famiglia. Mai la benzina era arrivata a 4 dollari al gallone, pari a 1,05 dollari al litro. E questa insoddisfazione si starebbe ripercuotendo sull’approvazione dell’operato di Obama, dato che tra il 60% di cui sopra, che utilizza meno l’auto, solo il 33% è d’accordo con la politica economica del presidente e il 39% approva il suo operato.

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