India alza ancora tassi contro l’inflazione

Per la nona volta in quattordici mesi, la banca centrale indiana ha rialzato i tassi di 50 punti base, o 0,50%. In particolare, l’istituto di New Dehli ha portato il tasso repo al 7,25% (sui prestiti accordati alle banche) e il tasso depo (sui depositi bancari presso le riserve centrali) al 6,25%. La misura si è resa necessaria per il livello altissimo dell’inflazione nell’enorme stato asiatico, dove nella prima parte dell’anno, l’indice dei prezzi è salito del 9%. Questo ennesimo aumento dei tassi dovrebbe contribuire a contenere la spinta dei prezzi, sebbene il forte tasso di crescita del Paese sia il fattore scatenante del surriscaldamento dell’inflazione. Dall’inizio dell’anno fiscale, che in India parte da marzo, infatti, l’indice aggregato della produzione manifatturiera delle Pmi è cresciuto di 50 punti base, confermando l’espansione inarrestabile dell’economia indiana.

Gli aumenti dei tassi indiani rappresentano il leit-motiv a cui dovremmo assistere anche nei prossimi mesi, con molti stati in via di sviluppo, come Cina e India, che saranno sempre più costretti ad alzare i tassi, per contenere l’eccesso di liquidità in circolazione, derivante da una crescita impetuosa. Va comunque osservato, che aldilà dell’alto livello nominale dei tassi, questi rimangano tutt’ora negativi, in termini reali. Se, infatti, nei prossimi mesi, il tasso d’inflazione si dovesse confermare al 9%, i tassi repo e inverse repo sarebbe al di sotto di questo livello, per cui possono essere considerati ancora accomodanti.

Lo stesso, ad ogni modo, si può dire dell’Eurozona, in quanto i tassi attuali BCE all’1,25% rimangono a un livello pari alla metà, rispetto ai livelli dell’inflazione, tali per cui i margini di un loro incremento sono molto alti.

Impostazioni privacy