Egitto, morti e feriti per scontri religiosi

Nella città di Imbaba, in Egitto, ieri sono scoppiati scontri violenti tra cristiani e mussulmani, con un bilancio ancora provvisorio di nove morti e oltre un centinaio di feriti. I morti sarebbero per lo più cristiani, attaccati da gruppi di fanatici religiosi mussulmani, in seguito a una notizia, poi rivelatasi falsa, per cui una donna che voleva convertirsi all’islam sarebbe stata tenuta prigioniera in una chiesa cristiana della città. Il gruppo dei mussulmani ha, quindi, attaccato la chiesa e i morti sarebbero diversi, con un numero molto alto di feriti. Condanna ufficiale è avvenuta dal Gran Mufti, Ali Gomaa, una delle autorità più importanti in Egitto per la religione mussulmana, il quale ha dichiarato che coloro che si sono resi responsabili di violenze non possono essere considerati veri religiosi, sia cristiani che mussulmani. Le parole del Gran Mufti seguono le preoccupazione del premier, che ha convocato una riunione di emergenza, dopo il caos scoppiato per questioni confessionali.

L’Egitto è uno stato a stragrande maggioranza di islamici, ma con una nutrita minoranza di cristiani, specie di rito copto. Tra i due gruppi, tuttavia, la convivenza è stata in genere molto pacifica, con scontri e violenze solo episodici, anche in quanto le istituzioni egiziane, sotto il potere del deposto presidente Hosni Mubarak, sono state molto laiche e rispettose dei diritti delle minoranze religiose.

Negli ultimi anni, tuttavia, in seguito all’acuirsi dello scontro inter-religioso a livello internazionale dopo l’11 settembre, anche l’Egitto ha risentito del clima di diffidenza tra i due gruppi religiosi, sebbene le tensioni siano sempre state placate e circoscritte.

Con la cacciata di Mubarak, però, si sta verificando quanto molti temevano, ossia una radicalizzazione dell’estremismo islamico, con i Fratelli Mussulmani, formazione politica messa al bando da Mubarak, che tenterebbe di rialzare la testa in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, acuendo lo scontro con le minoranze cristiane, nel tentativo di affermarsi quale partito principale di riferimento della costellazione islamica nel Paese. E preoccupa anche l’atteggiamento del nuovo governo, che ha concesso il passaggio nello stretto di Suez a due navi di guerra iraniane, cosa che non era mai accaduta da quando lo stretto era stato creato, a fine Ottocento.

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